Insigne e Goulham sono già andati via. Mertens quasi così come Ospina. Probabilmente saluteranno anche Fabian Ruiz, che ha rifiutato l'offerta di rinnovo, e Koulibaly: subito, per monetizzare almeno o in parte, o l'anno prossimo ma a zero. Dovrebbe andar via anche Politano, da valutare la posizione di Zielinski.
Insomma: il Napoli si appresta a vivere una rivoluzione e di fatto a chiudere i conti con il passato.
Eppure Spalletti si era espresso chiaramente: “I leader non si comprano”, esponendosi per il rinnovo almeno di Ospina, Mertens e Koulibaly. (Dovessero andar via tutti cosa farà?).
Di sicuro le pretese dei calciatori cozzano con gli intenti societari: ridurre il monte ingaggi, ringiovanire e magari anche monetizzare di fronte alla giusta offerta.
E va bene, addirittura benissimo, per diversi motivi che poi saranno illustrati, ma purché si aggiunga un elemento che finora, quello sempre, è mancato nella gestione della Ssc Napoli: la chiarezza.
Il Napoli spesso ha rinunciato a monetizzare, e anche tanto, in passato quando sono arrivate offerte in alcuni casi monstre: si ricordi il caso Allan, a un passo dal Psg per una cifra altissima, o gli assalti a Koulibaly e ad altri calciatori azzurri di primo piano.
Rinunce che però, è agli atti, non hanno dato i frutti sperati: titoli non ne sono arrivati, sebbene indiscutibile sia il valore dei calciatori in questione.
E dunque? E dunque andassero via tutti in un colpo la squadra di fatto avrebbe perso non solo una parte importantissima del suo parco giocatori, ma anche la spina dorsale dello spogliatoio.
Calciatori che saranno sostituiti, naturalmente, ma come ha detto Spalletti i leader non si comprano: si può comprare Kvaratskhelia, che magari è un fenomeno, ma ad oggi pare difficile che un ragazzo di 22 anni che parla georgiano diventi un leader...è accaduto una volta, esattamente 100 anni fa, ma era tutt'altro contesto...e non è andata granché.
Però va bene, o addirittura benissimo: diciamoci la verità, mettere fine a un ciclo, a un ciclo magnificamente perdente in particolare, era necessario e farne partire uno nuovo è esaltante.
Bisogna essere chiari però, visto che non lo si è mai stati e anche oggi pare si continui su quella china.
Ricostruire i cicli è esaltante ma difficile, farlo riducendo il budget e azzerando le gerarchie valoriali e morali delle squadre lo è ancora di più: si dica chiaramente che il Napoli non sta rinforzando la squadra, ma la sta ricostruendo. Perché rinforzare significa puntare a qualcosa in più del terzo posto di quest'anno: magari accade, ma è molto, molto difficile.
E allora non si vada in conferenza a dire “Puntiamo allo scudetto, ma se non dovessimo riuscirci è il caso di ricordare che qui per 60 anni non avete vinto nulla e bla bla bla”, perché è esattamente quel bla bla bla alla base dei problemi.
Così come dire di chi deve scegliere “tra le vile pecunia e Napoli”. Si dica la verità, si dica che si punta su un modello giovane e rampante, che lo Scudetto è un'ambizione al momento smodata e in ogni caso al di fuori, perché è palesemente al di fuori, degli obiettivi societari e che tutto ciò che arriva in termini di piazzamento che garantisce la continuità europea va bene. Si dica che non si vuol puntare su un attaccante di 35 anni legittimamente, senza vendersi l'immagine di un mercenario, e che se qualcuno garantisce 7-8 milioni a Koulibaly è giusto lasciarlo andare a 31 anni, con enorme gratitudine, idem nel caso arrivasse qualcuno con 100milioni sotto il braccio per Osimhen.
Si sta azzerando una squadra magnificamente perdente: bene, o addirittura benissimo.
Si azzeri pure un modello comunicativo...perdente e basta, senza alcun tratto di magnificenza.