“Tanto tuonò, che piovve”. Alla fine qualcuno che ha deciso di non accettare passivamente la nuova abitudine del calcio dilettantistico c'è stato, ci ha messo la faccia e un messaggio forte. Fabrizio Liberti, allenatore laziale con un curriculum di tutto rispetto, e passaggi anche in Campania con la maglia del Pomigliano, ha deciso di alzare la testa e denunciare un'antipatica abitudine che sta prendendo piede nel calcio, specie in quello di provincia. Il mezzo, ovviamente, è quello di maggiore impatto, il social network, il messaggio è breve ma è diventato virale a tal punto che in tanti lo hanno riproposto. Insomma serviva qualcuno che smuovesse il primo granello per far scivolare via la montagna di sabbia. L'oggetto di tale protesta? Gli allenatori con la valigetta, quelli che riescono a trovare squadre proponendosi con la promessa di portare un ingente budget che possa aiutare le società in fase di costruzione e di sostentamento della stessa. Una figura che, di fatto, sta velocemente soppiantando chi, invece, del calcio ne fa una passione e anche uno studio.
“Io non porto lo sponsor”, questo è il messaggio scritto su un normale foglio bianco, mostrato a una fotocamera e pubblicato. Un modo per far capire che chi sceglie un allenatore lo deve fare per le capacità dello stesso, per lo spirito con cui affronta l'avventura e la voglia di mettersi in gioco per un progetto. Sicuramente non per una cifra più alta portata alle società, le altre grandi colpevoli di questa assurda abitudine che sta macchiando una figura da sempre mitica, quella del “direttore d'orchestra”, l'uomo solo che indica la strada alla propria squadra in una sfida, il momento nel quale vengono messe in atto tutte le prove svolte durante la settimana.
Un messaggio breve ma forte che ha subito preso piede. E' già assurdo doverne parlare, la speranza è che questo granello di sabbia, realmente, faccia crollare una montagna che ha già coperto una passione.
Redazione