Il sogno Olimpico ha spinto Irma Testa a superare tante difficoltà. Le prime fin da bambina quando nessuno pensava fosse adatta al pugilato. Poi il Maestro Lucio Zurlo le ha dato una possibilità. L’ha accolta nella sua palestra come si fa con una figlia insegnandole tutto quello che poteva. Il risultato? E’ nata una stella. La più luminosa degli ultimi anni nell’intero panorama mondiale. Perché Irma Testa è stata subito travolgente bruciando le tappe.
Nel 2016 ha iscritto per la prima volta l’Italia sulla mappa del pugilato Olimpico femminile. A Rio de Janeiro ha scritto una prima parte di storia aprendo le porte del sogno a chi lo cullava da tempo. Nel suo esempio, nei cinque anni successivi, la squadra azzurra si è arricchita presentandosi a Tokyo con quattro atlete. Un successo per tutto il movimento femminile mentre quello maschile è rimasto a bocca asciutta. In terra nipponica la ragazza di Torre Annunziata si è consacrata. Ha dimostrato di essere pronta per lottare per i vertici. Lo ha fatto nonostante tante difficoltà tra cui un tabellone per nulla semplice. La campana non era la favorita assoluta. Quel ruolo spettava alla campionessa del mondo della categoria dei 57 kg Nesthy Petecio. La filippina è arrivata sul percorso di Irma Testa in semifinale, turno che è diventato per molti addetti ai lavori una finale anticipata non solo perché era tra le atlete più attese, anche per lo spettacolo che il match prometteva di offrire.
Le Olimpiadi però sono una competizione particolare. Si lavora anni, a volte una vita, per giocarsi tutto in pochi istanti. Gestire le pressioni non è facile e quella semifinale ha regalato meno spettacolo di quando si potesse immaginare. La Testa era partita benissimo, poi ha subito la boxe più aggressiva e anche cattiva della filippina che l’ha spuntata. Un match che, nonostante la sconfitta, ha consegnato la campionessa partenopea alla storia con la conquista di una medaglia di bronzo che è un manifesto per la boxe femminile italiana. Nel segno di Irma Testa il futuro rosa del pugilato di casa nostra avrà un grosso impulso.
Dopo Tokyo è stato il tempo delle feste, dei complimenti, di raccogliere quanto seminato in anni di sacrifici e anche di un po’ di meritate vacanze. Irma Testa si è consegnata senza filtri alle curiosità di stampa e appassionati. L’ha fatto con la naturalezza che contraddistingue, tipico dell’animo pulito di chi ha fatto una strada tortuosa per arrivare ai vertici inseguendo un sogno. Ha parlato di tutto, anche di cose molto personali che vanno solo ascoltate e rispettate ma mai commentate come invece è stato fatto. La vita privata deve restare tale e quel che conta è il ring dove Irma Testa è una grande interprete di una specialità tanto affascinante quanto faticosa. Il futuro prevede per lei un Mondiale in piena primavera. E’ lì che comincerà il periodo e il percorso più importante della sua carriera: quello che porta a Parigi 2024.
I Giochi francesi sono il traguardo naturale di una bella ascesa col sogno della medaglia d’oro Olimpica da cullare ogni giorno, in ogni allenamento, sotto gli occhi attenti dei tecnici azzurri e ogni tanto, quando torna nella sua Torre Annunziata, sotto lo sguardo amorevole di Lucio Zurlo, l’uomo che ha indicato ad Irma la strada del riscatto e le ha mostrato un sogno a cinque cerchi in parte già realizzato.