Irma Testa ha scritto la storia. La medaglia di bronzo vinta a Tokyo le ha dato una visibilità enorme che serve anche a fare propaganda per uno sport come la boxe che è sempre più spesso scelto dalle donne. L’esempio della ragazza di Torre Annunziata, partita dalla palestra della Boxe Vesuviana della famiglia Zurlo e arrivata sul podio Olimpico, ha colto nel segno anche perché, con una grande semplicità, Irma arriva subito al cuore delle persone. Questa mattina è stata ospite a Radio Deejay di Linus e Nicola Savino con cui ha ripercorso le emozioni vissute ad agosto nella capitale giapponese.
“Quella di Tokyo è stata un’avventura pazzesca. Erano Olimpiadi molto sentite, un piccolo momento di gioia durato 20 giorni dopo un brutto periodo come quello della pandemia. Abbiamo gioito tutti i giorni perché le medaglie arrivavano continuamente e noi guardavamo le gare tutti insieme al villaggio”. La storia di Irma Testa è nota. E’ partita dal suo quartiere per raggiungere il gotha del pugilato mondiale.
“Ho iniziato a casa mia a Torre Annunziata. In Campania il pugilato dieci anni fa era molto sentito, le palestre erano piene. Adesso lo è meno, ma questo è uno sport fantastico che mi ha affascinata”.
La Testa è tornata a parlare anche del match perso nella semifinale della categoria 57 kg contro la Petecio.
“Nel match con la filippina ho preso due ganci e un montante al fegato, quei colpi li ho sentiti, con esperienza ho legato ma sono stati pesanti”.
Ha spiegato anche i motivi dei suoi atteggiamenti sul ring. “Cerco di farmi attaccare avendo le mani basse, e colpisco in anticipo. Il mio colpo migliore è il jab sinistro, l’allungo mancino con cui tengo lontana l’avversaria ma riesco anche a fare male quando spingo forte”.
Irma ha scherzato con i conduttori facendo vedere diversi colpi tra cui jab, montante e gancio, con Nicola Savino un po’ preoccupato vista l’altezza e la velocità della campionessa campana mentre Linus se la rideva di gusto immaginando un bel colpo preso dal suo collega di lunga data.
Irma ha raccontato anche della sua famiglia. “Mia mamma è una roccia, mi ha insegnato tantissimo, in Butterfly il mio documentario si vede che io sto per mollare dopo la delusione di Rio de Janeiro nel 2016, ma lei mi fa capire che è giusto continuare. E’ stata una sorta di metal coach decisiva per i miei successi”. Prossimo impegno? “I mondiali da 4 al 19 dicembre in Turchia”. Una competizione in cui l’obiettivo è tornare nuovamente sul podio perché Parigi 2024 è molto più vicina di quanto sembra e all’ombra della Torre Eiffel la campionessa campana vuole arrivarci da numero uno.