Paralimpiadi: Boni chiude quinto nei 200 sl ma vince la medaglia delle emozioni

Il nuotatore napoletano pensa all'addio e parla col cuore: "Chi è qui è un eroe".

paralimpiadi boni chiude quinto nei 200 sl ma vince la medaglia delle emozioni
Napoli.  

Il risultato conta. Vincenzo Boni è il primo a saperlo e a guardarlo. Questi ragazzi sono atleti veri. Si preparano per anni per raggiungere un obiettivo, ma a volte può essere messo da parte, almeno per un po’. E’ il caso dei 200 stile libero S3. Una gara che ha seguito lo stesso canovaccio delle precedenti in questa categoria, ma che ha regalato qualcosa di bello al mondo paralimpico come le parole del napoletano ai microfoni rai.  

“E’ stata una Paralimpiade diversa rispetto a Rio de Janeiro” ha spiegato il campione del Caravaggio Sporting Village e delle Fiamme Oro. “La porterò nel cuore, probabilmente è la mia ultima partecipazione –spiega con commozione- ma questo sport mi ha dato tanto e forse il mio futuro prenderà una strada diversa. Non è una scelta definitiva –sottolinea Boni- ma ci siamo quasi”.  

L’azzurro sembra convinto. A 33 anni è giunto il momento delle decisioni importanti e anche di fare un piccolo bilancio. “Sono contento di aver fatto parte di questa squadra che ho visto crescere e ho aiutato a crescere. Sono orgoglioso di essere italiano, a questi Giochi abbiamo ben figurato vincendo tanto ed emozionando la gente a casa. Chi è qui alle paralimpiadi è un eroe –dice con orgoglio-. Spero che la prossima edizione si possa disputare con il pubblico perché le persone devono capire quanto tutti noi abbiamo da dire e possiamo dare”.  

Nella giornata di ieri Boni era stato protagonista di una bella dedica con una canzone per “una persona speciale”. Ha ringraziato famiglia, amici e staff e si appresta a tornare a casa col cuore gonfio di orgoglio. I risultati ottenuti in questa edizione sono comunque importanti. Ha chiuso i 200 stile libero al quinto posto nuotando 3:32.40. Ha spinto. Ci ha provato fino ai 150 metri. Poi è arrivato il calo. Ostapchenko, medaglia d’oro (3:21.62), con i messicani che hanno vinto argento e bronzo Diego Lopez Diaz (3:23.57) ed Hernandez Hernandez (3:23.93), sono di un altro livello proprio dal punto di vista fisico. Le classificazioni vengono fatte giudicando le potenzialità e quelle di questi atleti sono superiori al napoletano.  

La categoria S3 è da tempo un po’ un equivoco per Boni che è costretto a competere con ragazzi che fisicamente sono avvantaggiati e hanno patologie diverse. Adesso, però, questi discorsi contano poco. Quello che ci interessa è ringraziare Vincenzo Boni per quello che ha dato al nuoto e allo sport paralimpico italiano. Ha iniziato tardi. Anzi tardissimo. Ha raggiunto i vertici grazie ad una grande tenacia e a tante persone che gli vogliono bene e lo hanno aiutato a realizzare un sogno. Il bronzo di Rio de Janeiro forse è il momento più felice, ma l’avventura giapponese ci consegna un uomo che nei prossimi anni, quando avrà tolto la cuffia, potrà dare tanto alla politica sportiva paralimpica. Boni è già consigliere del Comitato italiano Paralimpico in quota atleti. Sarà in carica fino a Parigi e potrà dare tanto conoscendo le difficoltà e le storie dei suoi colleghi. E’ una risorsa per lo sport italiano, va portato nelle scuole per raccontare una storia iniziata con un ostacolo che sembrava insormontabile da superare, ma che lui ha saputo aggirare con intelligenza, simpatia e una incredibile voglia di vivere e anche di vincere. Bravo Vincenzo.