Migranti, anche Manfredi con i sindaci su abolizione della protezione speciale

I primi cittadini di centrosinistra chiedono al Governo di rivedere il sistema di accoglienza

migranti anche manfredi con i sindaci su abolizione della protezione speciale
Napoli.  

"Come sindaci e come cittadini che quotidianamente si impegnano nei territori, siamo molto preoccupati per le proposte in discussione relative alle modifiche all’unico sistema di accoglienza migranti effettivamente pubblico e non emergenziale che abbiamo in Italia”. Comincia così la lettera con la quale il sindaco di Napoli, Gaetano Manfredi, insieme ai colleghi di Roma, Milano, Torino, Bologna e Firenze ha chiesto al Governo di rivedere i progetti sull’accoglienza dei migranti.

Il “fronte dei sindaci” interviene sull’ipotesi di cancellare la protezione speciale ai rifugiati, misura prevista in quasi tutti i Paesi dell’Europa occidentale.
“Non condanniamo i cittadini stranieri all’invisibilità”, il monito condiviso anche da Manfredi.

L'appello a firma di Roberto Gualtieri, Beppe Sala, Gaetano Manfredi, Stefano Lorusso, Matteo Lepore e Dario Nardella: "Le conseguenze saranno  l’irregolarità diffusa o lunghi percorsi di ricorsi giudiziari che paralizzeranno le vite di molte persone rendendole facili prede del lavoro nero"

I sindaci del Pd delle grandi città, da Roma a Milano, da Torino a Bologna, da Firenze a Napoli, chiedono al governo di non cancellare la protezione speciale per i migranti, norma inserita nel decreto Cutro su pressione della Lega, e di lavorare per l'integrazione in materia di immigrazione, anche con lo ius scholae. L'alternativa, per i primi cittadini delle città che più da vicino si confrontano con il fenomeno migratorio, sarebbe "l’irregolarità diffusa o lunghi percorsi di ricorsi giudiziari che paralizzeranno le vite di molte persone inabilitandole e rendendole facili prede del lavoro nero, che invece non manca". Un appello indirizzato all'esecutivo, mentre è stato decretato lo stato di emergenza sulla base dell'arrivo in crescita di migranti.

"Forte la preoccupazione delle città, ma anche di tante associazioni e centri e della stessa Cei, espressa dal cardinale Zuppi, a fronte di emendamenti proposti da alcuni partiti al decreto legge 591 dopo le tante evidenze a cui il nostro ordinamento ha dovuto porre rimedio in questi anni. Non bisogna ragionare in ottica emergenziale ed è secondo noi sbagliato immaginare l’esclusione dei richiedenti asilo dal SAI  precludendo loro qualunque percorso di integrazione e una reale possibilità di inclusione ed emancipazione nelle nostre comunità".

No alla cancellazione della protezione speciale

"Non condividiamo la cancellazione della protezione speciale, misura presente in quasi tutti i paesi dell’Europa occidentale, mentre circa il 50% dei migranti presenta vulnerabilità ed è in parte significativa costituito da nuclei familiari - continuano i sindaci - Queste scelte, qualora adottate, non potrebbero che procurare infatti una costante lesione dei diritti individuali e innumerevoli difficoltà che le nostre comunità hanno già dovuto affrontare negli anni scorsi, a fronte di un importante aumento di cittadini stranieri condannati appunto all’invisibilità". Le città sono al centro del fenomeno e per questo hanno titolo nel prendere la parola sul tema.

"Tutto questo mentre il sistema dei Cas, mai uscito da un assetto emergenziale, è saturo e purtroppo inadeguato ad accogliere già oggi chi proviene dai flussi della rotta mediterranea come da quella balcanica. Insufficiente, sia per numeri sia per le modalità d’accoglienza sia per i servizi di accompagnamento, protezione ed inclusione, assenti. E in questo quadro occorre ripensare anche il sistema di accoglienza dei minori stranieri non accompagnati cui occorre applicare logiche distributive che evitino la concentrazione nelle sole grandi città - si legge -  Le nostre città sono infatti impegnate già oggi, spesso con sforzi oltre i propri limiti e frequentemente oltre le proprie funzioni e competenze, a porre rimedio con risorse proprie alle manchevolezze di un sistema nazionale adeguato. La soppressione della possibilità di costruire un unico sistema di accoglienza pubblico, trasparente e professionale (come il SAI), garantendo percorsi dignitosi e tutelanti anche per le persone richiedenti protezione internazionale, non può comportare la nascita di nuovi grandi centri di accoglienza o detenzione nei nostri territori. La storia degli ultimi vent’anni di accoglienza in Italia dimostra chiaramente come modelli emergenziali, con standard qualitativi minimi e volti al mero “vitto e alloggio” abbiano procurato ferite enormi nelle nostre comunità e non abbiano garantito diritti esigibili alla popolazione rifugiata. E soprattutto abbiano fallito processi di inclusione efficaci e duraturi".

Le proposte dei sindaci

Le città chiedono che sia rinforzata l’unitarietà del Sistema di accoglienza, valorizzando l’esperienza virtuosa del Sai e supportando attivamente la rete dei Comuni che quotidianamente affrontano in prima persona le sfide che i movimenti migratori in ingresso sottopongono ai nostri servizi, ai nostri territori e alle nostre comunità.

L'obiettivo è garantire percorsi di effettiva inclusione e tutela compatibili con i territori, evitando grandi centri di accoglienza, senza servizi e senza tutele, per tutti. I sindaci propongono che il Sai rimanga accessibile a richiedenti protezione e rifugiati e che i Cas vengano trasformati in hub di prima accoglienza, dedicati alle procedure di identificazione e di screening sanitario per poi procedere a trasferimenti rapidi nel sistema di seconda accoglienza ed inclusione, appunto il SAI. Soprattutto è necessario, per i primi cittadini, che vengano ripristinati i criteri di riparto che il Piano nazionale di accoglienza aveva indicato.

"In assenza di azioni positive mirate o, peggio, con azioni sbagliate, le ricadute saranno infatti l’irregolarità diffusa o lunghi percorsi di ricorsi giudiziari che paralizzeranno le vite di molte persone inabilitandole e rendendole facili prede del lavoro nero, che invece non manca - si legge nella lettera -  Come Amministrazioni locali, auspichiamo che ancora una volta l’Italia non si contraddistingua per una regressione relativa al sistema di accoglienza per richiedenti asilo e rifugiati: da troppi anni questo tema necessita di una riforma importante e strutturale, che miri ad un equilibrio nazionale del sistema di accoglienza imprescindibile dal coinvolgimento dei Comuni e dagli obiettivi di inclusione, protezione e con una diffusione omogenea a livello nazionale.Siamo convinti, insieme ad altre voci autorevoli, che dopo circa vent’anni e anche alla luce di alcuni temi di strutturale cambiamento demografico e sociale non si debba continuare a parlare di emergenza e che proprio in questo momento occorra la lungimiranza di aprire una discussione per scegliere una via legale all’immigrazione e alla regolarizzazione degli immigrati già presenti in Italia, anche attraverso il ricorso allo ius scholae, premessa a comunità solidali, capaci di proporre percorsi di vera emancipazione e autonomia alle persone nel pieno interesse del nostro Paese".