La gita napoletana del capo delle Sardine finisce in un flop

Piazza Dante quasi deserta e palco occupato dai centri sociali, Sartori contestato non parla

la gita napoletana del capo delle sardine finisce in un flop
Napoli.  

È finita con un flop quella che sembra a tutti gli effetti la “gita scolastica” di Mattia Sartori, il capo Sardina a Napoli. Un flop che brucia e non solo alle Sardine, visto che alla Piazza Dante vuota scelta dal movimento di Sartori per il flash mob si contrappone un Teatro Augusteo strapieno di militanti, fan, followers e ossessionati di quel Matteo Salvini che ormai ha il suo mondo anche a Napoli.

Ma ad una Piazza Dante semideserta, si aggiunge anche l’occupazione del palco dai centri sociali che si sono scagliati in egual misura contro Sardine e Salvini. Un immagine che fa dimenticare la stessa piazza riempita nel novembre scorso e che deve far riflettere sulla questione che in politica non si può aggregare solo contro ma bisognerebbe trovare proposte ed idee per definire identità condivise. 

L’analisi di Sartori è sempre la stessa però "Portare in piazza tematiche come la crisi del lavoro in Campania è qualcosa di scomodo e di poco sexy per la politica. Questa non è più una piazza anti Salvini ma una piazza che porta contenuti. E noi riteniamo giusto ripartire da qui, dai temi, da due parole che spaventano come disoccupazione e depressione come perdita della speranza, perché dove non c' è lavoro, non c' è sviluppo”. Sempre con l’idea di fondo che le Sardine siano l’unico movimento, nella storia della nostra Repubblica, ad essersi occupato di lavoro, dei lavoratori e delle sofferenze delle persone.

il capo sardina però in questi giorni partenopei ha dimostrato una cosa chiara che può servire a tutti anche al suo movimento, le Sardine sono un fenomeno più mediatico che politico
Il leader di questo nuovo movimento in questa gita è letteralmente fuggito alle domande sulle condizioni della città. Ha risposto a quelle su Luigi de Magistris e la sua amministrazione con un “non conosco la situazione”. Ha scelto ancora Scampia perché quel quartiere è un catalizzatore mediatico e non solo una periferia come tante altre di una città, Napoli, che è in affanno. Ha incontrato gli operai della Whirlpool dicendo “che le sardine sono le uniche a dare voce a queste realtà” quando da maggio tutti danno voce a questi operai in lotta, spesso trasformati in oggetti mediatici e sono stati nelle bocche e nei comunicati di tutti i politici locali e nazionali, quando il problema reale è che nessuno ha idea di quale sia la soluzione e nessuno ha il coraggio di ripensare la politica industriale italiana. Ha dato patenti di dignità e purezza ai candidati e ai possibili candidati senza espirmere progetti, ma rimanedno solo ai nomi.

Non è una questione di impreparazione, né di inesperienza. Il capo Sardina non è poi tanto giovane e non sembra inesperto. Le Sardine sono questo, sono una risposta mediatica al successo mediatico che il leader leghista ha sui social. Il problema è che se ti concentri esclusivamente sul nemico, se ti convinci che, a partire dal Mezzogiorno per arrivare agli operai in lotta, l’unico degno rappresentante di queste realtà e di queste sofferenze sia il tuo informe e non ancora nato soggetto politico, rischi di sembrare spocchioso. 

Se arrivi in realtà complesse e, mentre le visiti e le attraversi, non riesci a parlare di problemi reali di quei territori e di quelle comunità, rischi di sembrare fuori luogo e senza bussola.

Se provi a fare l’ennesima manifestazione contro Salvini che qui a Napoli non ha mai governato neanche una municipalità, mentre la città cade a pezzi tra buche, rifiuti, violenza e trasporto pubblico inesistente, rischi di non essere ascoltato da quella società che vorresti rappresentare.

Se ti arroghi il diritto di essere il più puro, il più onesto, il più bravo, l’unico civile rispetto ad un mondo incivile, rischi che arrivi ad occuparti il palco chi si dice più puro, più onesto e più anti-salvini di te.

Se non riesci a capire che la politica ha bisogno di competenze e professionalità e non di “non so” e di “censori”, rischi di chiudere ogni possibilità alla condivisione.

Santori rischia insieme alle Sardine di rimanere in quell’acquario mediatico fatto di studi televisivi e bacheche social nel quale si è tuffato. Quel movimento colorato, profondamente popolare e pieno di energia che aveva ridato tanta speranza alla  sinistra, quelle Sardine che riempiva i mari aperti delle piazze italiane sembra che si stiano trasformando in pesci rossi che galleggiano in piccole ampolle sempre più vuote.