La rabbia dei lavoratori della Whirlpool contro la politica

Stamattina gli operai si sono confrontati con il consigliere regionale M5S Saiello

Napoli.  

Tra gli operai in corteo stamattina sul lungomare davanti alla sede del consolato statunitense la rabbia era tanta. Emblematico è stato lo sfogo di uno dei manifestanti che urla a Gennaro Saiello, consigliere regionale del Movimento 5 Stelle “Giggino Di Maio abita a 10 chilometri dalla fabbrica, ha fatto più morti lui che Schettino. A me non interessa destra, sinistra, Berlusconi, Giggino de Magistris o Giggino Di Maio, 

chi mi leva il guaio avrà la mia fiducia”. 

Il consigliere pentastellato prova rispondere, spiega “mi conoscete non faccio passerelle, sono figlio di operai, stiamo provando a mantenere la sbarra dritta. Salvini ha staccato la spina siamo stati senza governo, ora al Mise c’è Patuanelli, non c’è più Di Maio, ma sempre noi siamo, sempre il Movimento 5 Stelle. Noi vogliamo che Whirlpool resti a Napoli e ci stiamo impegnando con tutti mezzi. Con il Sindaco di Napoli ho polemizzato perché non si può non venire ai tavoli di confronto e poi andare a fare il Masaniello in piazza con gli operai dopo aver incontrato già la Prs che è l’azienda alla quale Whirlpool vorrebbe vedere lo stabilimento. 

Ma gli operai sono stanchi “non tu 5 Stelle ma tutta la politica ha fatto campagna elettorale sulla nostra pelle. Il primo giorno sono venuti tutti, Valente, Cozzolino poi sono tutti scomparsi”. 

“Dobbiamo capire con senso di concretezza - afferma Saiello- quello che si può fare è quello che si è fatto. Dall’altra parte ora c’è un muro e noi non abbiamo un potere di costruzione”

La realtà è questa purtroppo, il potere di costruzione del governo italiano nei confronti di una potenza industriale multinazionale come la Whirlpool è inesistente e nonostante le promesse fatta in passato la drammaticità di questa vertenza costringe le istituzioni a fare i conti con i nuovi equilibri economici ed industriali globali. 

La piazza di oggi, le lotte di questi mesi e i cortei che verranno mettono in luce la fragilità del sistema economico e produttivo globale. La rabbia di oggi, la disperazione di chi sta perdendo il lavoro e si sente abbandonato dalla politica è la punta di un inceberg enorme che è stato costruito in decenni di totale mancanza di politica industriale seria e concreta.