Nicola Zingaretti arriva al Teatro Sannazaro di via Chiaia e entra dalla porta secondaria mentre il capolista del Pd alle europee per la circoscrizione meridionale, Franco Roberti, sta già parlando. All’ingresso principale c’è un gruppo di una trentina di disoccupati organizzati che, nonostante la pioggia violenta che si è abbattuta sulla città per una mezz’ora, ha presidiato il teatro per tutto il pomeriggio.
Ci sono stati momenti di tensione e i disoccupati hanno avuto uno scontro con le forze dell’ordine, uno di loro è rimasto ferito. Gli animi si scaldano e ogni volta che passa un volto noto dei dem napoletani, le urla dei disoccupati si alzano rabbiose. Quando passa l’onorevole Gennaro Migliore le urla si fanno più forti, qualcuno con il megafono gli ricorda la sua folgorazione sulla via di Renzi. Migliore prima di entrare nel teatro si gira, fissa i manifestanti e scuote il capo. Qualche dirigente democratico prova a fare l’eroico e intenta una discussione con i disoccupati organizzati. È Nicola Oddatti che, nei panni del mastro di festa zingarettiano, si avvicina ai manifestanti ma viene cacciato in malo modo e capisce che è il caso di battere in ritirata.
Qualche turista si ferma, fotografa, filma e chiede cosa stia succedendo. Un ambulante abusivo risponde convinto: “ci sta il ministro Zingaretti. Non solo si so mangiati tutto mo bloccano pure la strada”. Il marito traduce in inglese alla moglie che dice in maniera netta: “I hate Salvini”.
Intanto la sala del piccolo teatro di Chiaia si è riempita fin troppo e Roberti inizia a parlare. Un discorso breve e concreto quello del capolista che dovrebbe rappresentare il nuovo volto del Pd a trazione zingarettiana. Ma tra i volti in sala e le parole del capolista di nuovo e di non sentito c’è davvero poco.
Poi prende la parola Michele Meta, nominato a metà mese commissario del Pd metropolitano napoletano. Anche lui è un volto già visto e il suo è un discorso di ringraziamento al leader e di presentazione di sé stesso ma in sala già lo conoscono tutti.
La parola passa al segretario regionale Leo Annunziata che si attiene ai tempi europei e apre ufficialmente la campagna elettorale del Pd regionale della Campania.
Quando Zingaretti prende la parola la sala inizia a scaldarsi ma il nuovo segretario del Pd non è un trascinatore, non è un oratore di quelli moderni, non riesce a fare anche spettacolo né tantomeno è capace di lanciarsi alla Renzi a maniche risvoltate e battute da comico di prima serata. Già questa potrebbe essere una novità per un Pd che si era abituato ai one man show del leader di toscano.
Il segretario prova motivare la comunità democratica, prova a lanciare l’immagine di un Partito Democratico unito, capace di allargare i suoi confini e di includere altre idee e altre forze. Dice “immaginate se fossimo presentati divisi alle europee con tante liste. Siamo riusciti a fare un’operazione di unione importante”. Peccato che in campo ci siano liste a sinistra e liste a destra del Pd. C’è la sinistra di Fratoianni e compagni, c’è +Europa di Emma Bonino, ci sono i Verdi che corrono con Pippo Civati e il suo Possibile, ci sono i popolari. C’è un mosaico di liste scompaginato e spezzettato che rende la costruzione di un centrosinistra unito, largo e inclusivo ancora lontanissima.
Dal pubblico dopo una mezz’ora di discorso una signora si alza e urla: “ma sull’ambiente non diciamo nulla?!”, le fa eco un’altra donna dall’estremità opposta della sala “e sull’evasione fiscale”. Il leader democratico le interrompe con “non ho ancora finito lo stavo per dire”.
Del Pd ci sono tutti i riferimenti, dai renziani di ferro ai zingarettiani della prima ora. Dai bassoliniani doc ai bersaniani, dai giovani vecchi ai renziani pentiti. Tutte facce già viste, tutti discorsi già fatti e tutte parole già ascoltate. Su Napoli, sulla città e sulla Campania il nuovo segretario non dice nulla non si espone, evita argomenti che il Partito Demcratico ormai sembra aver totalmente eliminato dalla sua agenda.
Il Pd di Zingaretti, soprattutto a Napoli, deve ancora nascere. Se questo è, se i volti che in sala gestivano e si mostravano come ad una festa a corte, continuano ad essere sempre gli stessi, il Partito Democratico difficilmente potrà dirsi cambiato e diverso da quello che in questa città è stato bocciato pesantemente a più riprese dal voto popolare.
Intanto del Pd di Renzi sono rimaste sicuramente due cose a Napoli, i volti dei riferimenti che sopravvivono ad ogni epoca e ad ogni cambio di guardia e le proteste che seguono il Pd ovunque vada.
Mentre nel Teatro Nicola Zingaretti parla di lotta alle diseguaglianze e di creazione del lavoro, mentre il nuovo segretario nazionale dei democratici prova a smuovere la sala parlando di investimenti, fuori i disoccupati continuano a vedere il Pd come il Partito da osteggiare e non saranno di certo i volti di sempre a fargli cambiare idea.