Salvini a Napoli tra fischi e applausi

Anche nella città partenopea c'è un popolo leghista fatto di volti riciclati e di visi nuovi.

Napoli.  

All’interno della Prefettura quando Il Ministro Salvini entra dall’ingresso secondario, scoppia fragoroso l’applauso dei fans che lo attendevano. All’esterno,contemporaneamente,  partono invece i fischi e le urla dei contestatori che cantano l’ormai noto slogan “odio la Lega”.
Il Ministro dell’Interno dimostra ancora una volta una capacità di polarizzare l’opinione pubblica. Anche a Napoli, nella città che qualche anno fa lo accolse con fischi e scontri di piazza, oggi c'è un popolo leghista, Un popolo composito che ricicla vecchi volti e che ne presenta di nuovi. Un popolo che ha le sue rappresentanze istituzionali in città e a Roma. 

Da una parte gli esponenti locali della Lega ed il variegato mondo ex-missino e neofascista napoletano, dall’altra non solo i centri sociali. In piazza plebiscito davanti all’ingresso principale della Prefettura ci sono gli studenti reduci dalle manifestazioni del “Friday for Future”, un gruppo di residenti di Terzigno con lo striscione "Terzigno. Prima truffati, poi sgomberati". Si tratta di 21 famiglie che hanno acquistato una casa circa 20 anni fa nel comune vesuviano aderendo ad una cooperativa ed oggi si ritrovano in 'zona rossa' inclusa nel parco nazionale del Vesuvio. A questi cittadini è stato notificato lo sfratto da eseguire entro 40 giorni. Anche questo un popolo eterogeneo, con anime, volti, storie e personaggi diversi. 

Mentre i contestatori fischiano uno dei supporter leghisti da dentro la prefettura si gira verso piazza Plebiscito e alza il dito medio. La situazione però non si riscalda, il clima resta sereno e la tensione che si è creta si dissolve in pochi attimi. Non accade nulla, le sbarre, la lontananza e l’imponente schieramento di forze, non consente alcun contatto neanche visivo tra le due opposte folle.  

I passanti distratti si accorgono dei canti e dello spiegamento di forze dell’ordine, capiscono che c’è Salvini e si uniscono sia ai fischi che agli applausi, in una perfetta divisione di una città che risponde ad un sentimento nazionale di amore e di odio per il leader di turno. 

Il Ministro, concluso l'incontro e la conferenza stampa, esce dal portone principale della Prefertura. In piazza Plebiscito sono rimasti solo i leghisti più temerari, qualche militante di Forza Nuova, che si mescola alle bandiere leghiste, e qualche ragazzo in attesa di una foto da postare sui social. Un centinaio di persone che si appoggiano alle stesse transenne che prima contenevano i contestatori. Salvini fa fermare l’auto con la quale sta uscendo dalla Prefettura, scende e si concede al suo pubblico. A quel punto è tutto brulicare di selfie, di bandiere della lega, di cani avvolti con vessilli salviniani, di spintoni, di “Matteo continua”, di “Matteo non mollare” e di incitazioni in napoletano che solo qualche anno fa sarebbero apparse del tutto innaturali e che oggi invece sono suonano tanto normali.