Dema: "Cambiare equilibri tra Regione e città metropolitane"

Summit sindaci delle 10 Città Metropolitane d’Italia: quella di Napoli prima solo in polemiche

Napoli.  

 

di Claudio Mazzone

Stamattina l’Anci ha organizzato un incontro tra i sindaci che guidano le 10 Città Metropolitane d’Italia. Tra di loro anche il Sindaco partenopeo Luigi de Magistris. 

Al centro del confronto c’è stata l’autonomia finanziaria e le possibili proposte di modifica della legge istitutiva del nuovo ente che ha sostituito le Province nei Comuni con maggiore popolazione. 

Il Sindaco di Napoli ha detto che ora “bisogna consolidare le cose buone della legge Delrio, modificare alcuni aspetti che non hanno funzionato e aprire una riflessione sugli aspetti ordinamentali del Paese. La sofferenza principale in questi anni di esperienza è il rapporto tra Città Metropolitana e Regione che non funziona, che va rivista completamente perché genera conflitti istituzionali”.

Dello stesso avviso, strano ma vero, è stato il Primo cittadino di Firenze e coordinatore dei sindaci metropolitani che si è detto convinto che “le città metropolitane non sono la brutta copia delle vecchie province. Devono essere enti nuovi con competenze di semplificazione amministrativa, di coordinamento del territorio nelle politiche urbane, di attrazione degli investimenti e di governo di settori complessi come ad esempio il trasporto pubblico locale".

La Città Metropolitana di Napoli in questi anni è stata centrale però solo nelle polemiche politiche interne ai partiti. In questi anni questo ente ha messo in luce quanto possa essere difficile, nei luoghi di gestione, portare un progetto concreto di sviluppo. 

Per capire davvero cosa sono e come si sono evolute questi nuovi enti amministrativi bisogna partire dall’inizio. 

Il referendum costituzionale del 4 dicembre 2016 non rappresentò solo l’inizio della fine di Renzi e del renzismo, ma anche la fine di una serie di riforme del sistema organizzativo ad istituzionale della nostra Repubblica. 

Sul campo di battaglia elettorale rimase infatti mutilata la riforma Delrio con tutto ciò che ne è conseguito in termini amministrativi ed organizzativi in questi anni. 

La riforma del 2014 ha trasformato le Provincie in enti di secondo livello sottraendoli al suffragio universale restringendo la gestione ai soli amministratori locali. Le dieci provincie più grandi furono trasformate in Città Metropolitane e furono cancellate le Giunte. Oggi queste realtà amministrative restano ancora incomplete e non hanno ancora trovato il giusto passo per funzionare. 

Davanti al fallimento di una riforma mutilata ci sarebbe bisogno di trovare nuove forme per rendere il governo di queste realtà vaste e complesse, più prossimo ai cittadini. Questi enti di secondo livello si sono trasformati in veri e propri luoghi di spartizione tra amministratori, tra deleghe e fondi limitati. 

Per questo molti, da destra e sinistra, anelano un ritorno ad un sistema a suffragio universale e soprattuto ad una definizione precisa delle competenze che oggi resta invece fumosa. 

La riforma Delrio, non essendo completa, ad oggi non ha che generato confusione e messo in crisi un sistema di governo dei territori che si riflette sulla vita dei cittadini.