Il Pd, i gazebo e i dirigenti "sgarrupati" di via Toledo

Neanche per la commissione per il congresso hanno trovato intesa: unica città in Italia

Napoli.  

 

di Altiero Tei

Il Pd nazionale oggi scende in mille piazze per dire no alla manovra del governo gialloverde di Lega e 5 Stelle. Mille piazze, mille gazebo per ridare al Partito Democratico una dimensione popolare che ormai sembra aver perso da anni.

L’idea sembrerebbe anche buona, se non fosse che il Pd attraversa la fase politica più critica della sua storia e il dibattito per le europee ha preso i contorni della smobilitazione.

La sequela di dichiarazioni dei vari leader e riferimenti nazionali sull’opportunità di nascondere il simbolo alle prossime elezioni, lascia intendere quanto possa pesare in termini di consenso e di percezione essere identificati con la storia degli ultimi anni.

Ma se il livello nazionale almeno ci prova ad invertire la rotta, a Napoli la situazione sembra invece senza speranze. I dati elettorali ci consegnano ormai da anni un Pd del tutto marginale in città, se solo si pensa al risultato magro dell’11% alle ultime amministrative, a questo trend elettorale si accompagna da anni la scomparsa del Pd dalle questioni vere della città.

Stamattina a confermare il distacco tra la realtà cittadina e il Partito Democratico erano i gazebo semideserti, forse anche a causa del freddo, che hanno però visto la solita passerella dei rappresentati istituzionali, dalla senatrice Valeria Valente a piazza Trieste e Trento, a Paolo Siani e Gianluca Daniele a via Scarlatti ad Antonio Marciano e Enza Amato a Fuorigrotta, ognuno intento a difendere il suo fortino e la sua tribù più che a dire no alla manovra del governo centrale.

La città però oggi era ancora più distante da quei gazebo e forse è meglio, perché se si concentrasse sullo stato del Pd partenopeo scoprirebbe che i democratici napoletani sono alla frutta o forse hanno finito anche quella.

La sede del Partito Democratico provinciale di via Toledo è stata chiusa perché non c’erano più soldi per il fitto e il segretario Costa, un ectoplasma tanto silente quanto inconsistente, con i suoi funzionari sono ospiti del regionale in via Santa Brigida.

In consiglio comunale i dem hanno un capogruppo, Aniello Esposito detto Bobò, campione di preferenze, che non potrà rinnovare la sua iscrizione visto che ha appena patteggiato una condanna a 6 mesi per la fumosa e triste storia delle candidature false nella lista Napoli Vale, collegata all’allora candidata a sindaco Valeria Valente. Lo stesso Bobò che in una direzione provinciale si lanciò in una citazione letteraria “se questo è un uomo come disse Gadda”, confondendo Primo Levi per Carlo Emilio Gadda e mettendo a nudo la sua poca praticità con le questione culturale.

Con il congresso alle porte, il Pd napoletano ha mostrato ormai la totale incapacità di guidare anche i processi basilari di partecipazione interna. Tra tutte le province italiane, quella napoletana è l’unica nella quale i dem non siano stati capaci di formare la commissione per il congresso, organo meramente burocratico e di garanzia. Prima era stata fatta senza tenere in considerazione la parità di genere. È stata quindi rifatta con una rapida convocazione di una direzione Metropolitana online. Ora è ancora ferma e non si è mai riunita, a pochi giorni dalla fine delle convenzioni, perché non si trova un nome condiviso per la presidenza. A dimostrazione che nonostante lo stato di decomposizione del Pd napoletano c’è ancora qualche avvoltoio che è pronto a spolpare il cadavere. Il tutto mette a repentaglio lo svolgimento stesso del congresso regionale e di quello nazionale a Napoli e provincia.

A chi sono serviti i gazebo? A chi ha potuto fare la solita passerella per pubblicare la foto sui social e giustificare al nazionale la sua esistenza. Per questo molti notabili hanno spinto gli ormai decimati e stanchi militanti a stare in piazza oggi. 

Come dal volantino distribuito c’è la totale assenza della questione meridionale, allo stesso modo dalle manifestazioni del Partito Democratico napoletano c’è la totale assenza di Napoli e dei napoletani.

Un partito senza visione di città, ormai incapace di parlare e di farsi ascoltare, concentrato solo sulle divisioni interne e sulle ambizioni individuali di pochi come è il Pd napoletano oggi, è un partito che non riuscirà mai a riannodare un rapporto vero con la città.

A dimostrazione di ciò vi è il deserto di certe manifestazioni, l’inadeguatezza di chi riveste ruoli istituzionali fondamentali e i risultati elettorali.