Napoli ha sempre svolto un ruolo di avanguardia e di innovazione. La città è “spugna”, assorbe ciò che arriva dal mare arriva e rielabora ogni diversità.
Questo processo “spugna” tipico della città di Partenope produce cultura, idee, innovazione e anche politica.
Ieri a Roma, con l’assemblea lanciata dal sindaco Luigi De Magistris, si è palesata l’immagine di una Napoli che viene vista, piaccia o meno, come esempio politico di una sinistra populista, che mischia i temi e le rabbie sociali e che rimette in moto un mondo che, all’inizio del millennio, ha rappresentato il primo vero movimento globale della storia e che oggi sembra aver perso non solo la bussola ma le idee e la capacità di ridare valore e vigore alle pratiche politiche.
Ad intervenire al Teatro Italia a Roma sono stati molti rappresentanti di quelle lotte locali contro i simboli di una modernità che spesso si scontra proprio con gli interessi delle comunità territoriali. Sono salite sul palco esperienze di lotta nate, cresciute e portate avanti nell’humus di quel movimento no-global che a Genova nel 2001 segnò la crescita di almeno un paio di generazioni. Eppure, quelle battaglie, oggi più di allora, sarebbero popolari visto che l’antiglobalismo, anche quello più disordinato e volgare, oggi governa non solo negli USA ma è diventato principio dominante del pensiero politico in tutto l’occidente.
Il ricordo di Carlo Giuliani sul palco del Teatro Italia è il richiamo ad una generazione che non ha mai portato a termine il percorso politico avviato, è il tentativo forse anche involontario di riavvolgere una storia che allora si è spezzata.
Il teatro è pieno, le parole d’ordine sono molte, le sigle, le associazioni e le realtà politiche in sala sono tante e tutte pronte a segnare i propri distinguo e le proprie differenze. Le parole del Sindaco di Napoli che arriva ad immaginarsi sui gommoni per difendere il porto di Napoli dal ministro dell’Interno, hanno la dimensione del macchiettistico ma molti applaudono e le percepiscono come un grido di battaglia.
La lotta all’austerity e alla burocratizzazione europea, la difesa del principio di accoglieza, la critica dura e senza sconti ai 5 Stelle che vengono bollati come traditori sono il leitmotiv degli interventi.
Le elezioni europee sono alle porte, forse il popolo della sinistra più movimentata ha trovato il suo Masaniello e de Magistris è cosciente dell’opportunità che gli si sta aprendo. Sostituire proprio i 5 Stelle come movimento della base. Il sindaco partenopeo non vuole l’accordo con i dirigenti pentastellati, non gli interessa capire se i grillini sono più come Fico o più come Toninelli. De Magistris vuole il loro popolo, vuole cavalcare quella rabbia e quella insoddisfazione che i pentastellati sono stati bravissimi ad intercettare e indirizzare negli anni.
Napoli resta spugna e se dal mondo arriva il populismo, le città lo assorbe, lo rielabora e ci consegna una forma nuova di una sinistra non più arcobaleno ma arlecchino.
Claudio Mazzone