"Un grande traguardo di memoria storica è stato raggiunto anche nella città di Portici con l’intitolazione della Piazza che attraversa la reggia, dedicata finalmente a re Carlo di Borbone - dichiara il professore Gennaro De Crescenzo, presidente del Movimento Neoborbonico -. Quest’ operazione di recupero e di ripristino della verità storica nella toponomastica di un luogo molto significativo, non è altro che il risultato di anni di battaglie culturali nel riconoscimento della verità storica, attraverso migliaia di ore negli archivi leggendo documenti storici e divulgandoli ai più". E' il commento all'iniziativa registrata nelle scorse ore a Portici.
"Un atto di giustizia culturale avvenuta alla presenza della famiglia reale Borbone delle due Sicilie, con il principe Carlo di Borbone duca di Castro e la figlia Maria Carolina duchessa di Calabria, accompagnati dalla marchesa donna Federica de Gregorio Cattaneo del principi di Sant'Elia, delegata del Sacro Militare Ordine Costantiniano di San Giorgio di Napoli e della Campania. Noi passeremo ma questa piazza, sempre più visitata da turisti e studenti, resterà", le parole del presidente.
"Un grande onore da giovane cittadino porticese, l’aver vissuto un momento straordinario d’incontro tra la famiglia reale, i cui rappresentanti sono i simboli viventi della nostra storia che mai hanno dimenticato il loro Popolo e sempre hanno risposto ai nostri appelli con affetto e gratitudine, e personalità del mondo delle istituzioni a cominciare dal sindaco di Portici, Vincenzo Cuomo, passando per il rettore dell’Università Federico II, Matteo Lorito, fino all’onorevole Caramiello - dichiara Emilio Caserta, responsabile del Movimento neoborbonico giovanile -. Siamo molto presenti sul territorio e questo le istituzioni lo avvertono, cominciando dalla città Caserta con l’inaugurazione recente della statua dedicata a re Ferdinando IV di Borbone, passando per San Giorgio a Cremano che ha cambiato il nome della Piazza Vittorio Emanuele II a Piazza Carlo di Borbone, siamo quindi a Portici. Il nostro lavoro di difesa e divulgazione culturale non è finito, anzi, e sempre di più sono i giovani meridionali che cominciano ad essere orgogliosi della loro storia e della loro gente".