Rinascita Civile Vesuviana si appella alle Istituzioni competenti per affrontare e risolvere le criticità, denunciate da diverse mamme, relativamente alla situazione degli edifici del centralissimo plesso scolastico “Capoluogo”, ospitante gli alunni delle scuole dell’infanzia ed elementari. Il problema principale, a detta di molti genitori, è quello del “sovraffollamento”, con parecchie aule del plesso che appaiono decisamente troppo piccole per la mole di alunni da ospitare, come dimostrano anche le foto che sono state diffuse.
In alcune aule, data la mancanza di spazio, i banchi degli alunni sono letteralmente “attaccati” gli uni agli altri, e le maestre hanno dovuto rinunciare alla cattedra tradizionale per ripiegare su di un meno ingombrante “portacomputer”. Come se non bastasse, ad aggravare la situazione, contribuisce l’atavico problema delle “barriere architettoniche”, che complicano non poco la vita agli alunni disabili ed ai loro genitori.
«Ci appelliamo alla sensibilità dei dirigenti scolastici competenti per trovare una pronta soluzione ai problemi di sovraffollamento denunciati dai genitori dei bambini del Plesso Capoluogo» – fanno sapere in una nota i membri del direttivo di Rinascita Civile Vesuviana - «Occorre garantire ai bambini il diritto di seguire le lezioni in condizioni ideali, evitando di creare vere e proprie "Classi pollaio", che finiscono per incidere negativamente su alunni e insegnanti».
«Noi crediamo che sia necessario, anzitutto, attuare una più equa distribuzione degli alunni tra i vari plessi presenti sul territorio di San Giuseppe Vesuviano. Inoltre, bisogna affrontare al più presto la questione delle “barriere architettoniche” per alleviare sofferenze e disagi dei bambini portatori di handicap e dei loro genitori. A tal proposito, siamo pronti a sottoporre la questione al Sindaco e all’amministrazione comunale al più presto. Siamo fermamente schierati al fianco dei genitori in questa battaglia a tutela del diritto allo studio dei bambini sangiuseppesi, le Istituzioni devono attivarsi».