Soldati della camorra. Che a 15 anni imparano a sparare, a 20 sono killer consumati e a trenta spesso non ci arrivano nemmeno. La paranza dei bambini approda alla Mostra del cinema di Venezia. Robinù è il documentario scritto e diretto dal giornalista e conduttore Michele Santoro, accolto con un lungo applauso oggi nella proiezione in anteprima per la stampa, sarà presentato domani sera al Lido, nella sezione del “cinema in Giardino”.
In questi giorni di delitti, “stese” e rivolte in carcere i protagonisti della cronaca diventano protagonisti anche sulla Croisette. C'è molta attesa per questo debutto che va oltre Gomorra perché è dalla viva voce di giovanissimi boss, senza aspettative e senza rimorsi, che arriva l'agghiacciante racconto delle strade di Napoli insanguinate da due anni da una faida inarrestabile per il controllo delle piazze di spaccio. Bande di adolescenti si combattono a colpi di kalashnikov in una guerra quotidiana che ha fatto già più di 70 vittime. La vita dietro le sbarre, gli agguati, l'infatuazione per le armi. Una generazione che considera "il kalashnikov meglio di Belen". Che non ha paura della morte, o del carcere perché qualcuno gli ha insegnato che “certe cose è meglio farle adesso che se vai in galera ti fai vent'anni e quando esci hai ancora una vita davanti”.
Il film arriverà nelle sale in autunno distribuito da Videa. Robinù chiude il cerchio dei napoletani a Venezia in questa 73esima edizione dove non ci sono solo i sette minuti di applausi per il giovane Papa divo, tormentato e ambiguo della serie Sky firmata dal grande Paolo Sorrentino.
C'è anche Caserta. Il 38enne Edoardo De Angelis ha portato sul grande schermo una pellicola autonoma e coraggiosa che ha saputo strappare applausi potenti e convinti al sofisticato pubblico della Mostra. Le “Indivisibili” sono due gemelle, Angela e Marianna Fontana, originarie di Casapesenna esordienti rivelazione di questa rassegna. Unite per i fianchi e le gambe cantano motivi neomelodici alle comunioni e ai matrimoni mentre nella testa hanno Janis Joplin. Esibite, sfruttate, vergini freaks che diventano una macchina per fare soldi e quando nel racconto emerge la loro fortissima pulsione all’indipendenza, il dolore della crescita e del cambiamento, diventa visibile tutta la disperazione di un territorio devastato e senza più risorse.
De Angelis utilizza spunti di superstizione popolare, citazioni e dialetto, li rimescola con la cultura della tv popolare in una commedia agrodolce, sempre accompagnata dalla musica di Enzo Avitabile. Crudo e poetico è stato considerato il miglior film italiano visto sinora a Venezia nelle Giornate degli autori, non in concorso.
Infine c'è il film girato sulla penisola sorrentina. Ambientazioni notturne, pioggia battente, mistero e un montaggio quasi visionario caratterizzano “Le verità”, diretto da un giovane regista, Giuseppe Alessio Nuzzo, già direttore del Social World Fil Festival di Vico Equense, selezionato nell'ambito del progetto Film4Young promosso dalla Presidenza del Consiglio dei Ministri. Francesco Montanari, il Libanese di Romanzo Criminale, è il protagonista di questo thriller psicologico che ci racconta un altro volto della Campania, insieme a Nicoletta Romanoff, Anna Safroncik, Fabrizio Nevola , Massio Poggio, Yuri Napoli. C’è anche la partecipazione di Maria Grazia Cucinotta.
Una Campania e una Napoli dove l'arte e il cinema continuano a prodursi senza l'aiuto di nessuno, dove il talento emerge nonostante tutto, nonostante l'assenza di una legge regionale per il cinema, nonostante le clientele e le fondazioni posticce che disperdono le poche risorse disponibili.
Su molti tavoli si discute di cultura in Campania, di linee strategiche, di chi deve occupare questo o quel posto nei Cda di associazioni e di progetti che nella migliore delle ipotesi si risolvono in grandi sagre di paese. La cultura che produce cultura (e quindi anche lavoro ed economia) è lontana da tutto questo, pulsa in vene secondarie, scorre dove non batte il sole della politica e della televisione. Il cinema a Napoli e in Campania è vivo. E ora se ne sono accorti.
rostri