"La ricerca archeologica ha restituito, negli ultimi decenni, una messe straordinaria di nuovi dati in centri di particolare rilevanza, quali Cuma e Napoli. Ritengo che quest’incontro promosso dalla Canottieri Napoli, nel rinsaldare il forte legame con la città, costituisca una significativa occasione di condivisione e disseminazione delle conoscenze, che rappresentano una parte integrante di questa eredità".
E’ l’incipit della lectio “La presenza greca nella Baia di Napoli: Pithekoussai, Cuma, Parthenope, Neapolis” tenuta nella Sala Carlo De Gaudio, del Circolo Canottieri Napoli, da Luigi Cicala, professore di Archeologia classica presso la Federico II, codirettore degli scavi di Cuma e direttore del Centro interdipartimentale di Studi per la Magna Grecia. Il presidente del sodalizio giallorosso Giancarlo Bracale, dopo i saluti e i ringraziamenti ai numerosi intervenuti e al conferenziere, informa che <<oggi che le istituzioni festeggiano i 2.500 anni dalla fondazione di Neapolis, il Circolo Canottieri Napoli organizza un approfondimento culturale per indagare le fonti storiche ed i rilievi archeologici che ci sveleranno alle origini di Parthenope e Neapolis". Quindi il consigliere alla Casa Gian Nicola De Simone, introduce la conversazione confermando, ancora una volta, con la sua presentazione, di essere un appassionato e dotto “storiofilo” della storia della nostra città dalle sue origini.
"La presenza dei Greci in Occidente-continua il cattedratico- si delinea come un processo storico molto complesso che ha avuto dei riflessi culturali profondi e fondanti, ampiamente discussi e valorizzati nella letteratura scientifica di riferimento. Si tratta, dunque, di un’eredità importante di cui siamo tutti depositari e responsabili. I nuovi dati archeologici, infatti, pongono al centro del dibattito molte evidenze legate alla nascita dei centri euboici, Cuma, Parthenope e poi Neapolis. Le ricerche a Cuma hanno restituito, nella città bassa, i primi elementi dell’abitato arcaico, con resti di diverse unità abitative, ma anche nuove testimonianze delle comunità locali, dell’Età del Ferro, che interagiscono con i gruppi euboici. Nell’area dell’Acropoli, le indagini sull’organizzazione delle due terrazze principali come aree di culto hanno offerto documentazione di grande interesse. L’analisi dei contesti, inoltre, ha indicato la possibilità di rialzare leggermente la data della fondazione della città intorno al 750 a.C. circa, riducendo lo scarto cronologico con l’insediamento di Pithekoussai (Ischia). Anche per Parthenope, in diversi punti, gli scavi della Soprintendenza ABAP per il Comune di Napoli, hanno individuato materiali ceramici che si ricollegano, cronologicamente e tipologicamente, alle fasi più antiche di Cuma, nel corso della seconda metà dell’VIII sec. a.C., ed evidenziano con maggiore puntualità le dinamiche di controllo del golfo. Il quadro delle conoscenze su Neapolis si è ugualmente arricchito per le fasi di impianto, che le ricerche recenti collocano agli ultimi anni del VI sec. a.C., oltre che per l’articolazione del paesaggio costiero e degli apprestamenti portuali. Questa stimolante documentazione, tra le conoscenze nuove e quelle consolidate,- conclude Cicala- costituisce la base su cui si sviluppa il dialogo, sempre più vivo, tra Città e Archeologia, tra comunità e patrimonio storico-culturale, in grado di definire legami più profondi e dinamici".
Il “racconto” di Cicala ha proposto un focus sulle problematiche delle fondazioni greche in Occidente e, in particolare, sui centri sorti in quello che, non a caso, sarebbe stato a lungo riconosciuto come Kymaios Kolpos, il Golfo di Cuma. In questo modo, come ha evidenziato doverosamente sempre Cicala, è stato possibile richiamare i risultati delle ricerche più recenti e l’intenso lavoro degli archeologi e degli studiosi del Ministero della Cultura e delle Università campane (Federico II, L’Orientale, Vanvitelli) impegnati nelle attività di indagine. Riteniamo che sia stato un incontro di cultura ben riuscito anche se la qualità dell’impianto di diffusione sonora della Sala De Gaudio, per l’occasione contesto “conferenziale”, non è stata tra le migliori.
Mimmo Sica