Si è svolto al Museo Correale il convegno su "Modelli di valorizzazione del patrimonio culturale: musei pubblici e privati a confronto" organizzato dall'Associazione "Le Amiche del Museco Correale ETS" in collaborazione col Museo con la partecipazione di Paolo Iorio, direttore del Museo Correale e Museo Filangieri nonchè fondatore del Tesoro di San Gennaro, ed Eike Schmidt direttore delle Gallerie degli Uffizi di Firenze confrontandosi sulle esperienze di gestione dei musei italiani insieme al prof. Antonio Leo Tarasco, capo ufficio legislativo del Ministero della Cultura.
«La mia biografia parla per me – ha esordito Paolo Iorio – nella mia esperienza come direttore del Museo Correale, del Museo Filangieri e fondatore, già direttore, del Tesoro di San Gennaro (il quale è passato da 0 a 200.000 visitatori l’anno), posso affermare sicuramente che dopo la Legge Ronchey è cambiato il modo di fruire le opere pubbliche. Oggi la visita deve essere immersiva, esperienziale e anche per questo ho apportato una nuova visione artistica e scientifica al Museo Correale. Ma la difficoltà sostanziale dei musei privati rispetto ai musei pubblici è la loro sostenibilità economica. I musei privati sono a tutti gli effetti delle imprese culturali: basti pensare che i costi del personale in un museo privato sono totalmente a nostro carico, mentre in un museo pubblico si tratta di dipendenti statali».
Gaetano Mauro: abbiamo portato una visione imprenditoriale nella gestione del museo
Un dettaglio non di poco conto che ha pesato moltissimo sui musei privati durante la pandemia, portando molti di loro alla chiusura definitiva. «Quando sono diventato consigliere del Museo Correale, il primo con una chiara visione imprenditoriale – ha spiegato Gaetano Mauro presidente del Correale – fu data la notizia che il Correale sfiorava la bancarotta. Da allora il Museo si è ripreso ed è riuscito a superare la pandemia, pagando i propri dipendenti grazie alle risorse frutto della mia gestione imprenditoriale, in un primo momento osteggiata dai più».
«La sostenibilità finanziaria deve essere il perno di un’impresa culturale, privata o pubblica che sia – ha sottolineato Tarasco autore del libro “Diritto e gestione del patrimonio culturale” (Laterza Editori). Questo avviene solo nelle istituzioni private che sono obbligate a razionalizzare le risorse, mentre spesso i musei pubblici possono permettersi di ignorare questo aspetto in nome della cultura. Da questo punto di vista Le Gallerie degli Uffizi di Firenze, nonostante sia un museo pubblico, grazie alla direzione di Eike Schmidt rappresenta oggi un caso di gestione virtuosa, ma non è una storia comune. Solo quando avremo meno risorse, avremo realmente più beni da valorizzare».
Eike Schmith: noi versiamo ogni anno allo Stato il 20% degli introiti
Il case study degli Uffizi raccontato da Schmidt è a tutti gli effetti un modello nazionale a cui attingere e ispirarsi, pur con le dovute differenze date dal patrimonio culturale e artistico che possiede «Dal punto di vista microeconomico noi siamo già sostenibili – ha detto Schmidt - in quanto potremmo teoricamente pagare i nostri dipendenti, che vengono pagati dallo Stato. C’è anche da dire che in quanto musei pubblici abbiamo diversi obblighi che i musei privati non hanno e che, ogni anno, versiamo nelle casse dello Stato il 20 per cento dei nostri introiti, che nel nostro caso equivale più o meno al costo del personale».
Altro elemento di differenziazione importante introdotto durante il dibattito proprio dal Presidente Gaetano Mauro è l’opportunità mancata dell’Art bonus: «Non sarebbe giusto permettere anche ai finanziatori dei musei privati di scaricare l’importo delle erogazioni liberali a sostegno della cultura per il 65 per cento, come avviene per i musei pubblici?». A questo interrogativo il Prof. Tarasco ha ammesso che ci sono spinte politiche in tal senso, ma che la questione è complessa, a causa delle distorsioni applicative che potrebbero emergere. «Nonostante le differenze e le diverse difficoltà, il successo di due modelli virtuosi come il Museo Correale nel privato e gli Uffizi nel pubblico, evidenziano che la questione è che non esiste un unico modello di gestione valido per tutti i musei. L’uguaglianza formale porta i musei al fallimento, bisogna applicare il principio di eguaglianza sostanziale e prevedere diversi modelli di gestione basati sulla sostenibilità economica in base al singolo caso e al valore culturale di ogni sito, pubblico o privato che sia».
A tirare le somme Serena Abbondandolo, presidente delle Amiche del Museo Correale, che ha posto l’accento sul rapporto tra giovani e cultura: «Ascoltando i relatori abbiamo compreso che valorizzare il nostro patrimonio culturale è ormai una necessità. Lo si può fare attraverso attività diverse ed è indubbio che occorra attrarre il pubblico più giovane, i cittadini del futuro. È necessario infatti un cambio di passo, la cultura deve avvicinarsi alle giovani generazioni utilizzando i loro strumenti. Ma per fare ciò servono investimenti non sempre facilmente reperibili. Un piccolo contributo possono darlo le associazioni come le Amiche del Museo Correale, che sia attraverso investimenti in innovazioni come il Suono nell'Opera, sia con eventi come questo, sono impegnate per individuare e realizzare progetti che rendano i musei fruibili ad un pubblico più vasto, pur conservando la qualità dell'offerta».