di Simonetta Ieppariello
Il Priapo dava il benvenuto chi entrava in quella casa che si affacciava su via del Vesuvio, una delle più affollate e vissute di Pompei. Serviva per dire che i proprietari non erano semplici benestanti, ma gente che era diventata molto ricca, molto e che ci teneva proprio a mostrare il proprio status. Lo fecero con un dipinto esplicito: il dio dal grande fallo poggiato su un pilastrino con una bilancia nella mano destra. La bilancia, il fallo e il sacchetto di monete, così come il rigoglioso piatto con frutta e ortaggi deposto ai piedi del dio, sono tutti simboli che rimandano alla prosperità e alla ricchezza.
Il fallo era ritenuto origine della vita, e per gli antichi romani un simbolo apotropaico, utilizzato contro il malocchio o per auspicare fertilità, benessere, buon commercio e ricchezza.
La domus lungo via del Vesuvio che sta venendo alla luce, sta rivelando oltre all’affresco del Priapo posto all’ingresso (fauces), anche diversi ambienti dalla decorazione pregiata, tra i quali una parete con un volto di donna entro un clipeo e una stanza da letto (cubicolo) decorata con una raffinatissima cornice superiore e con due quadretti (pinakes) nella parte mediana, l’ uno con paesaggio marino, l’altro con una natura morta, affiancati da animaletti miniaturistici.
Nella stessa casa un raffinato volto di donna con i capelli biondo rame annodati dietro la nuca, occhi profondi, l’indice della mano destra portato alle labbra in segno di pudicizia. È su fondo bianco, si trova sulla parte che guarda all’interno della domus.
Ecco poi un altro ambiente, sempre nella regio V: appena scoperto, si trova unfallo in terracotta a rilievo colorato di rosso. Sotto, scoperta anche un’iscrizione elettorale dipinta. Anche in altre strade si trovano placchette in terraccotta con il fallo, quasi tutte in funzione propiziatoria. Le sorprese non finiscono qui: una seconda casa individuata lungo via del Vesuvio ha messo in luce una fontana ninfeo, con la facciata rivolta verso l’interno dell’isolato, dove probabilmente si apriva un giardino. Della fontana si vedono la parte superiore delle colonne, della nicchia e del frontone, sul tipo di quella della Casa dell’Orso ferito. La fontana è rivestita di tessere vitree e conchiglie, in un lato compare un uccello a mosaico che porta un ramoscello nel becco. Vicino alla fontana sono stati trovati due flauti in bronzo con anima in osso.
“La tutela a Pompei, condotta correttamente e sistematicamente porta a straordinari rinvenimenti- dichiara il direttore generale, Massimo Osanna – Ricerca, conoscenza (e dunque scavo), tutela e conservazione sono aspetti tutti strettamente connessi e non si possono portare avanti se non in maniera sistemica. Via di Vesuvio (da cui provengono i nuovi affreschi ), via delle nozze d'argento e via dei balconi, dove in questo momento si concentrano i lavori di messa in sicurezza, sono stati in passato oggetto di crolli ripetuti e perdita di materia archeologica (come il volto di Priapo). Interventi non sistematici fatti a posteriori, quando ormai il danno era avvenuto, hanno tamponato momentaneamente le criticità senza risolverle".
"Il progetto attuale è invece un imponente intervento caratterizzato da sistematicità e rigore metodologico che risolverà le criticità nel complesso, riprofilando i fronti di scavo per tutta la loro estensione. Le forze messe in campo annoverano per la prima volta a Pompei una nutrita équipe interdisciplinare di professionisti, che vede all'azione quotidianamente archeologi, architetti, ingegneri, geologi e vulcanologi, restauratori. Il team di archeologi inoltre è composto da specialisti nello scavo stratigrafico, paleobotanici, archeozoologi, antropologi fisici, insomma tutte le professionalità che permettono di portare avanti un cantiere di archeologia globale. Per gli affreschi inoltre sono stati coinvolti i professionisti dell'ISCR", conclude Osanna.