di Simonetta Ieppariello
Durante l’eruzione del 79 d.C. aveva cercato riparo nelle Terme centrali. Ma il flusso piroclastico (un mix di gas e materiale vulcanico) è entrato dalle finestre e lo ha sommerso.
Lo scheletro, fa sapere nella nota il Parco Archeologico, è emerso durante la pulizia di un ambiente di ingresso. E’ affiorato prima il piccolo cranio e in un secondo momento le ossa, disposte in maniera raccolta. Prevedibile l'emozione collettiva degli archeologi e tecnici.
Un bimbo in fuga dall’eruzione che aveva trovato ricovero nelle Terme Centrali. È questa la storia di un bambino di 7-8 anni il cui scheletro è stato ritrovato nel complesso termale del Parco archeologico di Pompei durante un restauro. Una “scoperta eccezionale“, l’ha definita il direttore del Parco Massimo Osanna, per le peculiarità con cui è arrivata fino a noi.
Lo scheletro è stato rimosso e trasferito al Laboratorio di ricerche applicate del Parco Archeologico. La peculiarità del ritrovamento è che lo scheletro è immerso nel flusso piroclastico (mix di gas e materiale vulcanico). Normalmente nella stratigrafia dell'eruzione del 79 d.C. è presente nel livello più basso il lapillo e poi la cenere che sigilla tutto. In questo caso si doveva trattare di un ambiente chiuso dove il lapillo non è riuscito ad entrare né a provocare il crollo dei tetti, mentre è penetrato direttamente il flusso piroclastico dalle finestre, nella fase finale dell'eruzione.
L’ipotesi degli archeologi è che lo scheletro del bambino fosse già stato ritrovato all’epoca ma non portato alla luce perché lo strato vulcanico non permetteva la realizzazione di un calco. L’intero complesso, che si sviluppa all’interno dell’insula 4 della Regio IX del Parco archeologico, è oggetto di interventi di consolidamento e di restauro da gennaio dello scorso anno.