Forse il dolore di quella separazione non era mai passato. E Antonio Acampora, 47anni, pizzaiolo agerolese, non passava più dalla frazione San Lazzaro dove viveva la donna, proprio per non incontrarla.
Ma ieri mattina, intorno alle 9.30, Antonio, a bordo della sua Volkswagen Polo bianca, è passato in quella contrada e ha visto Gennaro Medaglia. A quell’uomo attribuiva la colpa della fine de suo matrimonio. Ha accelerato Antonio e ha travolto Rino 58 anni, geometra comunale, due figli e presunto amante di una donna andata via di casa. Rino era appena uscito dal bar, dove aveva fatto la solita colazione con caffè e cornetto, e stava attraversando la strada nei pressi di una rivendita di mangime per animali. Troppo gravi il trauma cranico e le fratture multiple riportate a seguito dell'incidente stradale. Troppo forte l’impatto. È morto in ospedale, al San Leonardo, dove i medici hanno tentato un disperato intervento chirurgico.
Acampora ha raccontato di essersi trovato per caso di fronte quell’uomo e di aver di impulso pigiato l’acceleratore. Ora è sotto fermo per omicidio volontario. L'ipotesi battuta dai carabinieri è la gelosia che acceca l'uomo e lo spinge ad uccidere. Lui si difende strenuamente.
Varie le circostanze che fanno propendere le forze dell'ordine verso la pista del delitto per motivi di gelosia: nessun segno di frenata sull'asfalto e una segnalazione a carico del pizzaiolo. Il dipendente comunale, circa un anno fa, avrebbe infatti segnalato Acampora ai carabinieri della stazione di Agerola per minacce. Intanto la tragica fine di Rino riapre una ferite aperta 25 anni fa e mai chiusa. Maurizio, fratello minore di Rino, venne ucciso dalla camorra per essersi ribellato al pizzo. Aveva soltanto 19 anni. Lo aspettarono sotto casa il povero Maurizio quei due killer che lo freddarono con numerosi colpi di pistola. Per un atroce gioco del destino, Rino è stato ucciso lo stesso giorno di suo fratello Maurizio. Il 25 ottobre.