Da anni senza lavoro,troppo vecchio per il concorso. Si uccide

Fabio Di Muro si è tolto la vita a Qualiano e lascia una straziante lettera a familiari e amici

«Otto anni di precariato e poi mi dicono: ormai sei vecchio. Tempo scaduto». Tempo scaduto, vita scaduta, si è detto Fabio napoletano senza patria che ieri è andato a morire.

Qualiano.  


di Siep

Si definisce un prigioniero della precarietà, racconta perchè dopo anni di ricerca disperata di un lavoro ha deciso di farla finita, di uccidersi. Fabio Di Muro si è tolto la vita a 41 anni a Qualiano lasciando una lettera in cui spiega perchè. “Credo di essere morto già da tempo…”. È questa la frase iniziale della lettera. Il suo corpo è stato ritrovato dai carabinieri della locale stazione in via Di Vittorio, nella stazione dei pullman. La lettera è stata ritrovata all'interno della macchina. 

Chiede scusa a familiari e parenti per poi uccidersi. «Otto anni di precariato e poi mi dicono: ormai sei vecchio. Tempo scaduto». Tempo scaduto, vita scaduta, si è detto Fabio napoletano senza patria che ieri è andato a morire. Indossava la divisa dei vigili del fuoco. Voleva diventare un casco rosso. Aveva fatto il volontario ma il concorso ormai non poteva farlo, visti gli anni. Ha lasciato in vista il tesserino da vigile del fuoco precario, quelli che lavorano tre-quattro mesi.  Ed è proprio a loro che destina un altro pensiero all’interno della lettera: “il mio saluto più affettuoso va a tutti i vigili del fuoco, ma soprattutto a tutti quelli di Brescia, i quali i hanno sempre voluto bene! A tutti i pompieri precari come me, auguro con forza di diventare permanenti al più presto”. 

Perché quelli precari, proprio come lui, erano “i marchiati, quelli che non hanno più dignità”. Fabio soffriva da tempo della sua condizione di precario, disoccupato. "io sono un idealista schiacciato dalla pressione della vita” si legge nella missiva. Un dolore insopportabile per lui essere respinto al concorso per vigile del fuoco effettivo per un problema di raggiunti limiti di età. Era stato volontario a Brescia. I suoi colleghi lo sapevano con quanta passione si era impegnato per diventare un pompiere. Una vita tutta in salita la sua. Prima con la famiglia, padre madre e quattro fratelli, dai Quartieri Spagnoli di Napoli a Marano, poi a Qualiano e da qui all’Australia. Poi da solo prima in Inghilterra e poi a Brescia, a cercare lavoro all’Iveco e, alla fine, come volontario e precario dei vigili del fuoco. Non si era mai fermato pur di trovare un impiego. Il limite imposto dal concorso era 37 anni. Lui da poco ne aveva compiuti 41. «Auguro a tutti i miei colleghi precari di poter presto diventare stabili al più presto. Io sono un prigioniero della precariertà. Addio»