di Luciano Trapanese
E' morto solo perché frequentava quel bar. E anche per la vaga somiglianza con un pregiudicato finito nel mirino dei clan. Vincenzo Cardone, 23 anni, si è sempre tenuto lontano da certi ambienti. Lontano da personaggi delle bande criminali di Torre del Greco. Un ragazzo normale, senza nessun problema con la giustizia. Eppure, quel 26 settembre di 18 anni fa, due killer lo hanno freddato. Tre colpi di pistola, esplosi con una 7.65. Centrato alle spalle mentre era sul suo ciclomotore. Non c'è stato nulla da fare. Morto sul colpo.
Per quasi venti anni quel delitto è rimasto irrisolto. Nessuna pista, niente di niente. Davanti al bar c'era tanta gente. Eppure nessuno ha visto. Nessuno è stato in grado di dire cosa fosse accaduto.
Diciotto anni dopo, la Dda di Napoli ha arrestato due persone. Due personaggi noti nel mondo della camorra. Sono loro, secondo gli inquirenti, gli autori di quel feroce delitto. Gli assassini che per errore hanno massacrato, in un caldo giorno di luglio, quel 23enne che niente aveva a che fare con la camorra.
In manette sono finiti Sebastiano Tutti e Antonio Scognamiglio. Entrambi di Torre del Greco. Affiliati al gruppo dei Falanga, che opera proprio in quella zona. Devono rispondere di omicidio premeditato, porto e detenzione illegale di armi, ricettazione. Reati sui quali pesa l'aggravante delle finalità mafiose.
Le indagini hanno consentito di ricostruire il puzzle che ha portato all'omicidio di un innocente. A progettare il delitto sarebbe stato Sebastiano Tutti. Voleva vendicare l'assassinio di Santo Tutti, suo fratello, elemento di spicco del clan Falanga, ammazzato una settimana prima dell'omicidio di Cardone da quattro uomini. Il boss era stato massacrato all'interno di un ristorantre di Torre del Greco.
Sebastiano Tutti aveva individuato la persona che aveva fornito supporto logistico e favorito la fuga dei killer del fratello. Somigliava a Vincenzo Cardone, aveva un ciclomotore simile e frequentava lo stesso bar. Troppe coincidenze. Fatali per il giovane incensurato.
Quando Tutti e Scognamiglio l'hanno visto uscire dal locale non hanno avuto dubbi. Si sono avvicinati arma in pugno e fatto fuoco. Per la vittima innocente non c'è stato scampo.
Gli investigatori hanno anche ricostruito il quadro dentro il quale si sono consumati i delitti. La lotta tra il clan Chierchia di Torre Annunziata e quello dei Falanga per il controllo del traffico di droga nella zona.