Un detenuto di 92 anni, quasi certamente il più anziano d’Italia, è stato scarcerato dal carcere di Poggioreale per scontare il resto della pena in una comunità in detenzione speciale. La vicenda, emersa grazie alla denuncia del Corriere del Mezzogiorno nel dicembre 2023, ha portato alla concessione di 193 giorni di liberazione anticipata, come previsto dall’articolo 35 ter dell’Ordinamento Penitenziario, per le condizioni di vita ritenute disumane nel penitenziario napoletano.
Il periodo contestato, dal 2018 al 2024, è stato riconosciuto dal giudice di sorveglianza di Napoli come contrario alla dignità umana, sulla base dei parametri sanciti dalla Corte Europea dei Diritti dell’Uomo nella sentenza Torreggiani del 2013. Il garante dei detenuti della Campania, Samuele Ciambriello, ha commentato: "Non può esserci certezza della pena senza rispetto della dignità umana. Immaginare un uomo ultranovantenne in celle sovraffollate da 8-10 persone, con spazi angusti, è una sconfitta per il sistema giuridico e sociale."
Un caso che riapre il dibattito sul sovraffollamento
Il novantaduenne, condannato a sette anni per un reato sessuale e imprigionato all’età di 87 anni, ha vissuto per anni in condizioni di sovraffollamento cronico, condividendo spazi minimi con altri detenuti. "Non era un assassino né un mafioso, e la carcerazione a quell’età appariva insensata", ha sottolineato Ciambriello, evidenziando che ogni caso giudiziario dovrebbe essere trattato con un approccio individualizzato.
Il sovraffollamento nel carcere di Poggioreale è un problema noto: su una capienza regolamentare di 1.571 posti, durante una visita recente erano presenti 2.126 detenuti, un esubero di oltre 500 unità. Secondo il rapporto dell’associazione Antigone, molti reclusi dispongono di meno di 3 metri quadrati di spazio personale, e il tempo passato fuori dalla cella è limitato a poche ore al giorno.
Un problema sistemico
Il caso del detenuto novantaduenne non è isolato. A Poggioreale, altri casi drammatici riguardano detenuti vulnerabili, come un settantaduenne affetto da sclerosi multipla e almeno trenta persone con gravi disturbi mentali. "Questa è un’umanità dimenticata, che meriterebbe un trattamento diverso", ha denunciato il garante dei detenuti. Dati ufficiali indicano che su 7.327 detenuti nelle carceri campane, ben 757 stanno scontando pene inferiori a tre anni, spesso per reati di lieve entità. Questi "reati bagatellari" sovraccaricano un sistema penitenziario già al collasso, rendendo urgente una riforma delle misure alternative alla detenzione.
La necessità di un cambiamento
La scarcerazione dell’uomo più anziano d’Italia rappresenta un esempio emblematico delle contraddizioni del sistema carcerario. "Il carcere non può essere una trappola sociale ed economica, né un luogo dove la dignità umana viene calpestata", ha concluso Ciambriello, chiedendo un impegno concreto per affrontare il problema del sovraffollamento e per implementare politiche di giustizia più umane e sostenibili. Il caso di Poggioreale solleva interrogativi profondi sulla funzione rieducativa della pena, sul rispetto dei diritti umani e sull’urgenza di una revisione strutturale del sistema penitenziario italiano.