Una notte di violenza, quella di lunedì, presso il carcere di Napoli Poggioreale dove un detenuto extracomunitario ha, per futili motivi, aggredito un poliziotto penitenziario procurandogli una frattura scomposta del setto nasale. Ed è dura la presa di posizione del Sindacato Autonomo Polizia Penitenziaria.
“Il detenuto stava litigando con il compagno di cella e nel momento in cui il poliziotto penitenziario è intervenuto per calmarlo gli ha sferrato un pugno. L'agente è stato trasportato immediatamente al pronto soccorso dell'ospedale Cardarelli dove nella giornata di oggi sarebbe stato operato”, evidenzia Tiziana Guacci, segretario per la Campania del Sappe.
“Le condizioni del carcere di Poggioreale continuano ad essere allarmanti e contestualmente continua ad aumentare il numero dei detenuti che ad oggi è pari a 2046 detenuti nonostante la chiusura di un intero reparto, il reparto Napoli, che ospitava circa 350 detenuti”, prosegue.
“ll Sappe evidenzia ancora una volta l'aumento significativo degli atti di violenza nei confronti dei poliziotti penitenziari e la sovente impunità dei detenuti responsabili di simili violenze. Si auspica che il detenuto autore di tali, brutali, azioni sia debitamente punito e trasferito immediatamente fuori Regione”.
Per Donato Capece, segretario generale del Sappe, è necessario intervenire sulla carenza di organico, sulle aggressioni al personale di Polizia penitenziaria, sull’adeguamento delle risorse contrattuali e la dotazione del taser e della tecnologia a supporto della sicurezza. Per questo evidenzia che “da tempo, come Sappe, denunciamo le inaccettabili violenze che si verificano nelle carceri della Nazione: dal 2023 si sono registrati 1.760 casi di violenza e 8.164 atti di minaccia, ingiuria, oltraggio e resistenza”.
Il leader del Sappe evidenzia i problemi connessi alla gestione dei detenuti stranieri (“da espellere per scontare la pena nelle carceri dei Paesi di provenienza”), di quelli tossicodipendenti e degli psichiatrici, che non dovrebbero stare in carcere ma in Comunità adeguate: “La loro presenza comporta da sempre notevoli problemi sia per la gestione di queste persone all'interno di un ambiente di per sé così problematico, sia per la complessità che la cura di tale stato di malattia comporta. Non vi è dubbio che chi è affetto da tale condizione patologica debba e possa trovare opportune cure al di fuori del carcere e che esistano da tempo dispositivi di legge che permettono di poter realizzare tale intervento”.
Infine, il leader del sindacato ha ribadito la necessità “di potenziare gli uffici per l’esecuzione penale esterna attraverso le articolazioni territoriali della Polizia Penitenziaria, con personale opportunamente formato e specializzato”. “Di fatti, secondo il Sappe, è proprio questa la mission futura dell’esecuzione penale, che dovrà concentrare tutti i propri sforzi sulle misure alternative alla detenzione che si prevede potranno interessare decine e decine di migliaia di affidati”, conclude.