Decreto svuotacarceri, De Fazio: Governo cura metastasi con aspirina

La preoccupazione del segretario generale della Uilpa polizia penitenziaria

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Insignificanti e di là da venire, poi, le assunzioni previste nel corpo di polizia penitenziaria (500 alla fine del 2025 e 500 alla fine del 2026)

Napoli.  

"Alcune delle misure contenute nel decreto-legge varato dal consiglio dei ministri apporteranno minimi benefici, altre saranno pressoché ininfluenti, altre ancora si riveleranno deleterie, come la riduzione a 60 giorni effettivi, molti in Dad, del corso di formazione per gli agenti di Polizia penitenziaria".

Lo dichiara Gennarino De Fazio, segretario generale della Uilpa polizia penitenziaria.

"Da una primissima valutazione del provvedimento, riteniamo che le modifiche all’iter per la concessione della liberazione anticipata, pur muovendo verso una possibile semplificazione, non produrranno benefici sufficientemente incisivi, soprattutto in relazione agli attuali indici di sovraffollamento.

Gli effetti dell’introduzione dell’albo delle comunità, al di là di alcune perplessità in ordine a una tendenza verso la privatizzazione dell’esecuzione penale, saranno tutti da verificare e di certo di non immediato impatto.

Insignificanti e di là da venire, poi, le assunzioni previste nel corpo di polizia penitenziaria (500 alla fine del 2025 e 500 alla fine del 2026), mentre deleterio per la gestione complessiva delle carceri sarà la riduzione del corso di formazione iniziale per gli agenti, quasi sempre l’unico in carriera, a soli 60 giorni effettivi, di cui molti in Dad.

Pessima, inoltre, l’apertura alla preposizione agli uffici dirigenziali non generali di magistrati, avvocati dello stato e altre figure esterne”, spiega il segretario della Uilpa polizia penitenziaria.

"14.500 detenuti in più rispetto ai posti disponibili, oltre 18mila unità mancanti alla polizia penitenziaria, gravissime carenze nell’assistenza sanitaria, strutture fatiscenti, disorganizzazione imperante, con suicidi, omicidi, violenze, stupri, aggressioni e molto altro ancora rappresentano la metastasi del sistema penitenziario italiano, ma l’esecutivo pensa di curarla con l’aspirina. Insomma, più che un decreto ‘svuotacarceri’, com’è stato definito, a noi sembra un decreto svuotasenso", conclude De Fazio.