Sorrento, ambientalista aggredito: il duro monito del parroco alla città

il parroco Don Carmine Giudici condanna duramente l'aggressione a D'Esposito del WWF

sorrento ambientalista aggredito il duro monito del parroco alla citta

"Questa vicenda ci chiede di prendere posizione, di schierarsi senza esitazione e senza cavalcare la risonanza emotiva per poi sprofondare in un anonimato che resta indifferente se non complice di certe devastazioni violente e selvagge"

Sorrento.  

Anche la Chiesa sorrentina fa sentire la sua voce sulla vicenda dell'ambientalista del WWF, Claudio D'Esposito, vittima di una vile aggressione da parte di un imprenditore edile con precedenti per associazione camorristica, vicenda su cui è stata aperta un'inchiesta da parte della Procura di Torre Annunziata diretta da Nunzio Fragliasso e che martedì vedrà mobilitata la cittadinanza con una manifestazione civica di solidarietà e di denuncia contro ogni forma di violenza.

Don Carmine Giudici, parroco della Cattedrale di Sorrento, interviene sull'accaduto prendendo spunto dalla Via Crucis promossa dalle parrocchie di Sorrento nell'ultimo venerdì di quaresima e pone un'interrogativo alla comunità che crea un parallelo tra la vicenda storica e l'attualità: "che figura facciamo?"

"E’ una domanda che ha fatto da incipit, oltre che da provocazione, alla Via Crucis cittadina che le parrocchie di Sorrento hanno promosso in questo ultimo venerdì di Quaresima. Che figura facciamo? Dinanzi alla novità scenica di figuranti che quest’anno hanno animato con sobrietà e rispetto le stazioni sulla Via della Croce, don Enzo proponeva a tutti i presenti di “entrare in scena” collocandosi in una posizione, o dovremmo dire postura, scegliendo tra quelle che i Vangeli della passione di Gesù ci raccontano: la folla, i soldati, i membri del sinedrio, il cireneo, la veronica, le pie donne, Pilato, il sommo sacerdote, i discepoli, Giuda, Pietro, il discepolo amato, i malfattori…che figura facciamo?

Don Giudici: quell'ansia di un perbenismo che ci affligge e soffoca i nostri comportamenti

Posta così questa domanda ha in noi un’altra risonanza, vorrei dire molto “sorrentina”, stretta dall’ansia di un perbenismo che ancora affligge e soffoca i nostri comportamenti e talvolta anche i sentimenti di che teme di dover affrontare l’imbarazzo di “brutte figure”.
Ma questa domanda, e più della domanda la nostra stessa vita, ha bisogno di conversione: “che figura facciamo?” non può essere più rappresentazione nervosa di una preoccupazione di costume, deve diventare letteralmente questa inquietudine esistenziale che un credente non può non avere: dove mi colloco dinanzi al povero Cristo?

La vicenda di un altro povero Cristo della nostra terra, Claudio solitario e testardo difensore di una bellezza sempre più profanata e violata, anche questa ci chiede di prendere posizione, di assumere una postura, di schierarsi senza esitazione e senza cavalcare in maniera strumentale la risonanza emotiva di un momento per poi sprofondare nuovamente in un anonimato che resta indifferente se non complice di certe devastazioni violente e selvagge.

Che figura vogliamo assumere in una comunità che svanisce, che si dissolve, che non sa accorgersi di quello che le accade, che ci accade? Quali vesti vogliamo indossare o strappare o stracciarci di dosso davanti all’arroganza e alla prepotenza di chi sferra calci e pugni al povero Cristo o al povero Claudio o alla nostra povera terra? Quali volti insanguinanti e solcati dalle lacrime vogliamo asciugare e quali croci siamo disposti a portare affinché non carichino sempre sui poveri Cristi lasciati soli perché noi siamo troppo presi dai nostri affari? Contro chi o per chi vogliamo alzare la voce e gridare il nostro Miserere perché sia un canto che sappia riconoscere il proprio peccato e non quello degli altri?

"Dove e come vogliamo collocarci in questa città, su questa terra benedetta da Dio..."

Insomma…che figura facciamo? Dove e come vogliamo collocarci in questa città, su questa terra benedetta da Dio, in questa storia ancora custodita dalla sua pazienza e dalla sua misericordia?
Sarà difficile dare risposte convincenti ora o in tempi brevi a queste domande ma non disperiamo. I credenti, i discepoli di Cristo dalla notte dei tempi e dalla notte della vergogna sono scappati, hanno tradito l’amico e rinnegato l’Amore, si sono persi…ma un posto, una collocazione, un posto nel cuore di Dio non lo hanno mai perso. Che pazzia questo Dio follemente innamorato della nostra umanità!
Che sia una settimana veramente santa e una Pasqua di vera resurrezione per ciascuno di noi, per le figure, i figuranti, le figurine e soprattutto gli sfigurati…Che sia per tutti il tempo della Trasfigurazione! Il Signore ci dia Pace".