A Sorrento è polemica sull'ipotizzata ordinanza a tutela dei cavalli da traino

Monta la polemica sul possibile divieto di circolazione dei vetturini nelle ore più calde del giorno

a sorrento e polemica sull ipotizzata ordinanza a tutela dei cavalli da traino

A Pisa e in altre città italiane dalle ore 11.30 alle 16.30 non si circola per tutelare il benessere degli animali in ossequio a leggi nazionali e comunitarie. Il WWF ribadisce l'invito al sindaco Massimo Coppola di emettere l'ordinanza.

Sorrento.  

Monta la polemica sull'ipotizzata ordinanza sindacale di prevedere una fascia oraria in cui le carrozzelle trainate da cavalli non debbano circolare in città per salvaguardare la salute degli animali nelle ore più calde della giornata.

Fino a questo momento il Comune non ha adottato alcuna decisione anche se cresce il pressing mediatico sull'argomento tra favorevoli e contrari.

La paventata ordinanza che riguardarebbe due operatori che stazionano nella centrale Piazza Tasso è stata prospettata dal quotidiano Il Mattino come una minaccia alla storica tradizione che ancora affascina i turisti e che mette a rischio l'attività dei due proprietari dei cavalli, Franchino e Costantino.

A sostenere la tesi del quotidiano Luigi Garbo, cultore di tradizioni locali, citato nell'articolo che spiega come "...spesso il progresso e la stolta modernità non sono sinonimi di miglioramento. Invece di prendersela, pretestuosamente, con le carrozzelle, si pensasse a trovare rimedi al traffico veicolare e liberare la città dallo smog. In ogni caso sarò sempre dalla parte di chi, con sacrificio e tenacia, resistente onestamente alla "modernità" omologante. Franchino e Costantino amano i loro cavalli, unico mezzo del loro "onesto" e duro sostentamento".

Non si è fatta attende la replica di Claudio D'Esposito, presidente del WWF Terra delle Sirene, che ha evidenziato "...abbiamo chiesto civilmente (non pretestuosamente!) di evitare inutili sofferenze ai cavalli quando il sole picchia a 40 gradi...visti i recenti fatti di cronaca...ed ecco che si tira in ballo la "tradizione"... nostalgica e anacronistica... che dovrebbe prevalere, a parere di taluni, sulla nuova sensibiltà dei cittadini e sulle norme a tutela del benessere degli animali?


Inoltre, come da prassi, si suggeriscono "cose ben più importanti" di cui ci si dovrebbe occupare (chi dice che non lo si faccia?). A ben vedere c'è sempre "qualcosa di più importante da fare"... purchè non ci si interessi di cose "meno importanti" (!!!) Magari torniamo tutti a guidare il calesse? In tal modo risolviamo due problemi in uno: eliminiamo il traffico automobilistico, che ci ammorba la vita, e salviamo gli ultimi due "cocchieri" sorrentini e il loro amore per i cavalli, unico mezzo di onesto sostentamento... anche sotto il solleone?"

Il tema è di scottante attualità e già in altre città italiane gli amministratori locali si sono trovati a dover assumere una decisione. A Pisa, città dove i vetturini sono numerosi e da tradizione locale, da qualche giorno è entrata in vigore l’ordinanza che vieta, fino al 15 settembre, dalle 11.30 alle 16.30 la circolazione delle vetture pubbliche a trazione animale.

Il Sindaco Michele Conti ha spiegato: "Non possiamo consentire che i cavalli che trainano carrozze piene di turisti siano fatti lavorare nelle ore più calde di questa estate torrida. Per me, come per molti cittadini e rappresentanti delle associazioni, la tutela degli animali è una priorità”.

In effetti la tutela del benessere animale è sancita dalle leggi nazionali e comunitarie, sintetizzato in cinque libertà che devono essere garantite: "libertà dalla fame, dalla sete e dalla cattiva nutrizione; libertà dai disagi ambientali; libertà dalle malattie e dalle ferite; libertà di poter manifestare le caratteristiche comportamentali specie-specifiche; il benessere è un’esigenza degli animali".

E' un obbligo di proprietari o sorveglianti degli animali di garantire che non siano sottoposti a sofferenze o fatiche evitabili e vietare la passeggiata in calesse nelle ore calde della giornata non è certamente un attentato alla tradizione, al reddito, ma semplicemente un segno di civiltà che anche una città come Sorrento è tenuta a riconoscere e a promuovere.