Lo schema è quello già collaudato in anni di carriera criminale. Si avvicina l'imprenditore, il ristoratore, il commerciante, e gli si offre liquidità immediata: in questo momento la liquidità è ossigeno per le imprese. La trappola si chiude quando, tra qualche mese, finita l'emergenza sanitaria da coronavirus, gli interessi sul “prestito” diventeranno insostenibili e “loro” si prenderanno tutto.
La criminalità organizzata non va in quarantena, non soffre la crisi economica. La camorra sguazza in questo inferno. Sa come agire, sa esattamente a chi rivolgersi per ottenere quello che vuole. E oggi la domanda di aiuto è pressocché totale. Ancor di più per quelle piccole imprese, le pizzerie, gli artigiani, che già versavano in gravi difficoltà economiche. I soldi della camorra rischiano di arrivare prima dello Stato, sostenere le imprese a rischio anche attraverso adeguate immissioni di liquidità e alleggerimenti tributari. È indispensabile in questa fase aiutare le imprese sane a non finire nella rete della criminalità che è già pronta a investire.
L'allarme è stato lanciato a livello nazionale dalle associazioni e in particolare dalla Fai, la federazione antiracket italiana presieduta dal campano Luigi Ferruccio.
“Seguiamo quello che sta accadendo con grande preoccupazione. Il rischio è concreto. Chi ha disponibilità di soldi in grande quantità in questo momento si sta già facendo avanti immettendo nel mercato ingenti disponibilità finanziarie per controllare tramite l’usura, e poi acquisire di fatto e legalmente, interi comparti economici e produttivi. In alcuni quartieri di Napoli la camorra porta anche generi alimentari alle famiglie, costruisce il consenso, tende la mano alle persone disperate alle quali però poi chiederà un tornaconto”.
In questo momento le attività sono chiuse. Come fanno a riscuotere il pizzo?
“Ecco, di solito sappiamo che alle tre scadenze di Natale, Pasqua e Ferragosto le mafie vanno a bussare alle porte dei commercianti. Questa Pasqua troveranno le porte chiuse e quindi niente pizzo. Non chiederanno soldi, li offriranno. Le strategie delle mafie si adattano ai cambiamenti. E quindi si punterà tutto sull'usura. Anche con cifre basse, sappiamo che offrono velocemente soldi a chi ha bisogno di pagare le forniture, a chi ha perso la merce. Penso ai ristoratori che avevano ordinato il fresco e ora lo devono buttare. Ci sono mille motivi per cui oggi un'azienda si può ritrovare con l'acqua alla gola Le mafie ti offrono un salvagente immediato. Che poi però si trasformerà in una condanna definitiva”.
Il sistema di supporto alle vittime di estorsione e usura, costituito dall'ufficio del Commissario Straordinario e nel Fondo di solidarietà, è in grado di fornire una risposta tempestiva in questo momento?
“Ci siamo attivati subito per proporre al Governo delle soluzioni che vadano nella giusta direzione. Purtroppo del Decreto Cura Italia non c'era traccia di misure a sostegno di quegli imprenditori sotto usura che hanno denunciato e hanno avuto accesso ai mutui con la legge 108 (art. 14 e 15). Abbiamo proposto un emendamento che dovrebbe essere recepito in fase di attuazione del decreto. Questi imprenditori, già vittime di usura, devono ottenere la sospensione delle rate del mutuo. Parliamo di cifre importanti. Oltre 13 milioni e mezzo nel 2018 più quelli del 2019, erogati solo per le vittime di usura che hanno avuto il coraggio di denunciare gli aguzzini. E ora non possono essere lasciati soli e nuovamente nelle mani delle mafie”.
È, quindi, indispensabile ed urgentissimo intervenire con forza a sostenere le imprese a rischio anche attraverso adeguate immissioni di liquidità e alleggerimenti tributari e normativi tali da respingere le sirene criminali che ti offrono oggi il minimo per prendersi poi tutto. Al sistema economico più sano e produttivo del Paese è ben chiaro il rischio che corre aderendo alle lusinghe delle mafie, ma deve essere messo in condizione di respingerle.