“Finalmente sono andata via da quella casa ... Io l'ho detto alle maestre, ma loro non mi hanno capito".
Sono le parole della sorellina del piccolo Giuseppe, il bimbo ucciso a Cardito lo scorso 27 gennaio dal patrigno Tony Sessoubti Badre di 24 anni.
A riferirle è l'avvocato Clara Niola, legale dell'Associazione Akira e di Telefono Azzurro, costituitesi parti civili al processo che ha preso il via oggi a Napoli, davanti alla terza corte di assise. La piccola, anche lei vittima della furia di Badre, venne ascoltata in ospedale, dopo la tragedia, nell'ambito delle indagini sull'uccisione del fratellino. "Tutti sappiano - ha aggiunto Niola - che noi ci siamo e siamo pronti a intervenire in loro aiuto. Sul comportamento delle maestre dei bambini c'è una indagine della Procura di Napoli Nord".
Badre, difeso dall'avvocato Pietro Rossi, è accusato dell'omicidio del piccolo Giuseppe e del tentato omicidio della sorellina, oltre che di maltrattamenti nei confronti dei due bambini e dell'atra figlia della compagna. La madre dei bambini, Valentina Casa, è invece accusata di comportamento omissivo, anche lei destinataria di una misura cautelare come il compagno. "Sono ben sei i capi di imputazione contestati a vario titolo nel processo e tutti molto gravi", ha detto Pierfrancesco Moio, legale di parte civile, per le sorelline di Giuseppe: una vittima di tentato omicidio e maltrattamenti e la seconda di maltrattamenti. Le prossime udienze sono state fissate il 16 e il 30 ottobre. Poi si procederà ogni mercoledì.