Tredicenne stuprato: Sepe: «Sbranato da un branco di lupi»

L'anatema dell'arcivescovo di Napoli

Giugliano in Campania.  

 

 

di Siep

«Si tratta di ragazzi che si mettono in branco come lupi che sbranano una preda, senza pensare alla gravità di quello che fanno». Questa la ferma condanna, l’anatema dell'arcivescovo di Napoli Crescenzio Sepe sui fatti di Giugliano, dove un ragazzino è stato abusato per anni da un gruppo di minorenni. 11 in tutto i suoi aguzzini: 3 di questi hanno meno di 13 anni.

Sepe, a margine di una celebrazione nella sede dell'Inps di Napoli, ha definito il fatto «un dramma che offende la dignità umana». «Non so - ha aggiunto - se questi ragazzi agivano sotto choc di sostanze allucinogene, ma sono delitti che gridano vendetta contro Dio e contro gli uomini. Bisogna educare, bisogna che anche i genitori si convincano che devono educare i figli a crescere da veri uomini, non a mettersi in branco e a commettere questi delitti».

Intanto la madre del 13enne pestato e abusato anche sessualmente per quattro anni potrebbe decidere di far cambiare scuola a suo figlio. La comunità è sotto choc il paese è diviso tra innocentisti e accusatori e sul web viaggiano frasi di solidarietà ma anche inviti al silenzio.

I presunti aggressori sono tutti residenti per lo più nel centro storico di Giugliano a ridosso del quartiere Camposcino.

Ora sono ospitati in un centro di accoglienza dopo l'intervento dei carabinieri. Solo tre degli 11 coinvolti in questa orribile vicenda sono rimasti fuori. Non sono imputabili. Nessun reato per loro, solo la segnalazione ai servizi sociali: hanno meno di tredici anni.

Nel quartiere scenario della violenza perpetrata alle spalle di una parrocchia, in un campetto, in strada e a casa di uno degli aguzzini regna l’incredulità. Alcuni commercianti storici invece si ribellano al marchio infamante caduto sulla zona: Undici ragazzini che per anni hanno stuprato il loro coetaneo e che ora ricevono la solidarietà di altri compagni su Facebook. Frasi di vicinanza e inviti all'omertà.

 «Chi sa non parli. Sennò finisce male». Ieri mattina intanto il tredicenne vittima di questa brutta storia non è andato a scuola. È probabile che la mamma, la donna che ha avuto il coraggio di denunciare tutto, decida per il trasferimento. Quella donna coraggiosa che aveva deciso di affrontarli i bulli e aguzzini che avevano reso la vita di suo figlio un inferno.