Gli hanno negato il diritto all'infanzia. Gli hanno strappato la madre, ammazzandola sotto i suoi occhi a colpi di pistola, solo perché aveva trovato il coraggio di denunciare gli orchi che le violentarono il figlio quando aveva soli 7 anni. Oggi, Salvatore, di anni ne ha 30. Riceverà un maxi risarcirmento di 800mila euro. Lo ha deciso la Corte di Appello di Napoli con una sentenza che, almeno sotto il profilo civilistico, rimette le cose a posto sulla brutta storia del Rione Poverelli, a Torre Annunziata.
Al III° Circolo Didattico, punto di riferimento educativo del quartiere, nessuno avrebbe potuto immaginare che si annidasero quei pervertiti. Quei pedofili che per settimane molestarono sessualmente alcuni bimbi della scuola elementare, ubriacandoli col whisky e minacciandoli con coltelli. Scene che vennere perfino immortalate, crudelmente, da scatti fotografici.
Tre madri coraggio denunciarono tutto. Si misero contro la camorra che difendeva quei pervertiti. Una di esse era Matilde Sorrentino, la mamma di Salvatore: a 49 anni, nel 2004, fu uccisa. Le spararono a bruciapelo sotto la porta di casa, dinanzi agli occhi increduli di suo figlio che riconobbe il killer. Si scoprirà poi che a premere il grilletto furono quegli stessi orchi che approfittarono del ragazzo. Lo fecero per vendicarsi. Perché non doveva permettersi di denunciare.
Ora, finalmente giustizia è fatta. A seguire il procedimento, in tutti questi anni, due avvocati: Elena Coccia (oggi vice sindaco della Città Metropolitana di Napoli, ndr) e Marco Ferrara. Nel servizio, in onda nel tg di OttoChannel 696, il racconto del legale che ha conosciuto Matilde, la mamma coraggio di Torre Annunziata.
Faro