Le diede fuoco il primo febbraio dello scorso anno. 74 pagine per ripercorrere quel rapporto, le sue fasi, quell'aggressione col fuoco, mentre Carla era incinta. Non gli si possono riconoscere le attenuanti generiche perché il suo è un pentimento insincero, che mirava unicamente a uno sconto di pena. Questo, in sintesi, si legge nelle motivazioni della sentenza emessa dal gup del Tribunale di Napoli Egle Pilla nei confronti di Paolo Pietropaolo, 41 anni, che il primo febbraio dello scorso anno, a Pozzuoli, diede fuoco alla ex compagna Carla Caiazzo, 38 anni, incinta all'ottavo mese (partorì la figlia in ospedale dove era stata ricoverata per ustioni gravissime in tutto il corpo). Diede alla luce quella splendida bimba che era la figlia del suo stesso carnefice.Tra le motivazioni della sentenza di Paolo Pietropaolo condannato a 18 anni di reclusione «Considerava Carla una sua proprietà». E c'è anche di più. Secondo il giudice non ci sono i presupposti neanche per i disturbi psichici.
Pietropaolo è stato condannato il 23 novembre scorso a 18 anni di reclusione, “incassando” tre anni in più rispetto alla richiesta avanzata dai pm Raffaello Falcone e Clelia Mancuso.
«Il pentimento di Pietropaolo non è autentico. Sicuramente l'imputato ha immediatamente compreso l'inaudita gravità della sua condotta, ma non è mai realmente maturata nel suo animo una reale riprovazione per il gesto da lui compiuto», scrive il gup attribuendo all' imputato una «concezione proprietaria della donna».
«In una concezione proprietaria della donna che ha caratterizzato tutto il loro rapporto e che legittima un uomo anche ad usare violenza sulla sua compagna è immaginabile anche per Pietropaolo dar fuoco alla sua donna se lei va via con un uomo con il quale ha anche intrattenuto una relazione sentimentale. Per Paolo - scrive il gup - è insopportabile che Carla si faccia bella per altri e non per lui, è insopportabile che lei sia felice, che un altro uomo si congiunga carnalmente a lei che ha in grembo la loro figlia. Carla si è rivelata a lui 'una rosa con le spine' perché ha amato un altro uomo, perché sorride pur avendolo lasciato, perché è felice della bambina che ha in grembo anche se lui non gli è accanto. Per questi motivi va punita e le va dato fuoco».
Il giudice Egle Pilla esclude la sussistenza di disturbi psichici dell'imputato. Si è sempre mostrato «calmo, anzi calmissimo», afferma tra l'altro il magistrato.