Festa dei Gigli: noi siamo cultura, non camorra

La Fondazione difende l'immagine della kermesse querelando una nota testata giornalistica campana

Nola.  

La Fondazione Festa dei Gigli cita in giudizio una nota testata giornalistica per diffamazione a mezzo stampa. La querela proposta all’autorità giudiziaria riguarda un articolo scritto e pubblicato il 12 agosto dalla testata in questione. Il fatto oggetto di contestazione è relativo al titolo del pezzo che recita “Crispano, Barra, Nola, Castellamare. La ‘fede’ prepotente dei camorristi”. Lo stesso è corredato dall’occhiello che riporta testualmente “I continui contrasti tra i boss, talvolta sostenuti dai politici, e i veri religiosi”. L’articolo inoltre è richiamato in prima pagina dove si legge: “Da Nola a Barra. Tutte le soste – scandalo per ‘ l’atto di rispetto”.

Secondo la Fondazione Festa dei Gigli il titolo dell’articolo ed il richiamo operato in prima pagina, sono di per sé diffamatori in quanto idonei a generare nel lettore l’erroneo convincimento che l’omaggio camorristico nel corso di cerimonie religiose, come descritto dettagliatamente nel corpo dell’articolo, sia un fenomeno comune a tutte le quattro città menzionate, senza distinzione alcuna. Circostanza questa, per la città di Nola e per la sua Festa dei Gigli, destituita di ogni fondamento. Infatti come comprovato anche ( ma non solo ) dalla cronaca giudiziaria, mai si è verificato un episodio simile a Nola; la falsa notizia è gravemente lesiva dell’immagine e della storia secolare di una festa religiosa il cui valore e prestigio nazionale ed internazionale, ne ha determinato nel 2013 l’inserimento nel Patrimonio dei beni immateriali Unesco.

«Non lasceremo mai nulla di intentato – dichiara il presidente della Fondazione Festa dei Gigli, Raffaele Soprano – agiremo sempre in difesa della nostra Festa dei Gigli atteso che essa non è mai stata contaminata da infiltrazione camorristiche e si celebra in memoria e devozione di San Paolino. Articoli quali quello colpito dalla querela presentata nei confronti della testata giornalistica, offendono la nostra comunità, mortificano le nostre tradizioni e gettano ingiusto fango su un bene riconosciuto quale patrimonio Unesco».