Papa Francesco, il ricordo del cardinale Sepe: "Legame forte con Napoli"

“Una eredità ineguagliabile. Ora l’appello a non cedere alla divisioni nella Chiesa"

Quella volta che il Papa fu assalito dalle suore di clausura al Duomo? Ecco come è andata...

Napoli.  

“Il mondo ha perso un pontefice straordinario, che ha aperto le porte della chiesa, e ora chi verrà dopo di lui non potrà non tenere conto della sua opera rivoluzionaria”. Crescenzio Sepe, arcivescovo emerito di Napoli traccia il suo personale ricordo di Bergoglio con cui ci fu un legame particolare ancor prima che diventasse Papa, e anche dopo, quando Francesco venne in visita in città per mantenere una promessa.

Cardinale Sepe, oggi è una giornata triste, davvero di grande dolore, tutto il mondo in questo momento sta ricordando Papa Francesco, una morte anche, diciamo non ci si aspettava.

 

“È vero, sì, perché dopo gli ultimi segni dati di vitalità, di ripresa, come era stato confermato anche dai medici che lo tenevano in cura, si pensava che ci sarebbe stata una ripresa, difficile, ma che comunque non mai avrebbe fatto pensare, diciamo, a questo decesso così improvviso. Chissà questo forse è dovuto probabilmente, io non sono un medico, ma certamente anche allo sforzo che lui ha fatto per essere presente. Ieri Pasqua voleva stare con la gente. Naturalmente un organismo già provato in questi ultimi tempi da questa malattia, alla fine non ha retto e purtroppo ci ha lasciato questa mattina”.

Cosa lascia Papa Francesco alla Chiesa?

“È un Papa che lascia una grande eredità, perché è stato un Papa innovatore, ma anche con tanti problemi che la Chiesa, non solo la Chiesa, sta affrontando: le guerre, tutto quello che sta succedendo…E’ un momento di transizione, un momento di difficoltà che spaventa. Per cui anche la scelta di un successore non è mai facile. Non è stato mai facile in verità, io ho partecipato a due conclavi, scegliere un nuovo Papa, però in questo momento credo che sia ancora più difficile, ancora più difficile…”

Quale è stato il legame di Papa Francesco con la città di Napoli

“C'è stato un legame molto forte tra Napoli e il Papa. Quando eravamo Cardinali tutti e due, io ero a Roma ancora come Prefetto e lui era Arcivescovo di Buenos Aires, ci incontravamo per le riunioni dei Cardinali. E ricordo che in una delle riunioni, mentre si prendeva un caffè nell'intermezzo, gli dissi, senti, perché non vieni a Napoli, fai una visita anche da noi. Quando ti trovi a venire a Roma, basta un’ora di treno. Incontri i sacerdoti, la gente. E lui mi chiede: “E cosa dirò?” Beh – gli rispondo - parlaci un po' della tua esperienza a Buenos Aires, della tua attività tra la gente… Ah - dice - va bene, va bene, la prossima volta che vengo ci mettiamo d'accordo. Nel frattempo fu fatto Papa. E io lo incontrai subito dopo: intanto cambiai il “tu” con il “lei” e dissi: adesso lei è Papa. Normalmente i Papi mantengono la promessa fatta, la parola data. Lei mi ha promesso di venire a Napoli, adesso deve venire. E così andò: una delle prime visite fatte da Francesco appena eletto Papa fu proprio a Napoli e fu una visita straordinaria”.

Ma ci sono anche molti ricordi piacevoli della sua lunga amicizia con Papa Francesco, a proposito della visita pastorale del 2015 a Napoli si ricorda anche il momento in cui al Duomo di Napoli, le suore di clausura, rompendo il protocollo, circondarono Papa Francesco…

“Si, insomma, quel momento è rimasto un  impresso. Ma dunque, cercai di organizzare la visita del Papa e naturalmente mi ricordai che c'erano i monasteri di clausura, i quali monasteri non aprono mai, se non che qualcuno mi dic: guarda che il Vescovo ha la facoltà di dispensare dalla clausura in alcuni casi eccezionali. E cosa c’è di più eccezionale della visita del Papa? Allora andai e dissi a tutte le suore di clausura: se volete vi do la licenza di uscire, venire in cattedrale dove ci saranno anche  i sacerdoti, i diaconi, i religiosi e quindi potete venire anche voi. Non solo, ho chiesto ai canonici di lasciare gli stalli canonicali che sono proprio intorno all'altare, sopra, per fare posto a voi che non vedete mai il Papa, che non l'avete mai visto da vicino. Loro hanno accettato, andranno più giù e voi vi mettete in modo che, quando è finito l'incontro con i sacerdoti, il Papa saluterà ciascuna di voi alla fine prima di andare via. Le suore risposero: sì, sì, sì, va bene non si preoccupi. Ma io appena mi avvicinai all'altare, mentre il Papa, il povero Papa, si stava sedendo, sta’ monaca, che io conoscevo, si alzò e con un pacchetto in mano, un pacchetto, sapete che pacchetto era? Quello delle scarpe, naturalmente pulito, tutto dorato, aveva fatto i biscotti da donare al Papa. I biscotti che lei donava anche a me a Natale, a Pasqua, mi portava i biscotti per gli auguri, no? Appena si alzò lei, tutte le altre dietro…E la cosa brutta qual era? Che poi il Papa non poteva neanche sedersi. Chi lo tirava a destra, chi a sinistra. Io poi non sapevo che c’era la televisione, sennò non parlavo così, tutto in dialetto….

Alla fine tutti ridevamo, anche il Papa si fece una bella risata tanto è vero, che quando dopo alcuni anni andammo a Roma a restituire la visita della Diocesi al Papa, io portai una rappresentanza, i vescovi, i sacerdoti e così via, e presentai tutti. Alla fine, Papa Francesco mi chiese: ma ci stanno anche le suore? Dico, sì sì. E lui dice no no per favore…Un momento bellissimo. Molto umano. A lui queste cose qui piacevano molto, insomma…”

Un Papa molto vicino alla gente, vicino agli emarginati. Ecco, tornando al tema, insomma, al grande cambiamento che lui ha apportato in questi 12 anni: si può dire che la Chiesa si è avvicinata ancora di più ai poveri, ai migranti?

“Si. Con Francesco la Chiesa ha imparato ad aprire le porte, a uscire dai propri circoli e andare incontro alla gente. E questa è stata una delle innovazioni più belle che ci ha dato Papa Francesco e che certamente qualsiasi Papa verrà dopo di lui  non potrà non tener conto di questa nuova sensibilità, perché tutti, sacerdoti, vescovi, cardinali, siamo tutti chiamati a stare con la gente, in mezzo al popolo, a vivere con gli uomini i problemi, le difficoltà, i momenti difficili e farci testimoni della parola di Dio”.

Adesso, diceva, si apre un momento difficile. Come ci si aspetta il prossimo Papa? In continuità con l'opera di Bergoglio o ci sarà un momento di rottura, di novità?

“Io spero che non ci sia nessuna rottura, perché questo potrebbe significare anche una divisione all'interno della Chiesa, perché ci sono alcuni episcopati orientati in quella che è la fase, diciamo, di rinnovamento, l'altro episcopato più conservatore, orientato più verso la parte tradizionale. Il prossimo Papa deve essere una personalità di primissimo piano, che sappia mediare, prendendo buono quello che di buono c'è e cercando di dare delle risposte adeguate alle necessità dei tempi, risposte che la Chiesa e il mondo si attende. E qui è solo con l'aiuto di Dio, con l'aiuto dello Spirito Santo, che si può ottenere questa sintesi ed evitare scissioni che sarebbero traumatiche”.