Tra i più importanti anfiteatri d’Italia, quello di Nola si estende per 138 metri di lunghezza e 108 di larghezza, testimoniando il prestigio della città in epoca romana. In grado di ospitare oltre 20mila spettatori, è rimasto in gran parte sepolto sotto fango e ceneri a seguito dell’eruzione del Vesuvio del 476 d.C. Per anni, la mancanza di risorse ha impedito la sua piena valorizzazione, relegandolo a un ruolo marginale nel contesto urbano.
Il piano di recupero
Grazie all’intervento della Soprintendenza Archeologia, Belle Arti e Paesaggio per l’area metropolitana di Napoli, sono stati stanziati complessivamente 2 milioni di euro per il recupero dell’anfiteatro e delle antiche mura urbiche. Di questi, 100mila euro saranno destinati alla messa in sicurezza delle mura romane risalenti al I secolo a.C., mentre 400mila euro finanzieranno lo scavo e il restauro dell’Anfiteatro Laterizio e delle strutture circostanti. Il progetto più ambizioso, dal valore di 1,5 milioni di euro, prevede la messa in sicurezza e l’ampliamento delle indagini archeologiche, rendendo il sito pienamente accessibile.
Un futuro di cultura e turismo
Il soprintendente Mariano Nuzzo ha sottolineato l’importanza dell’intervento, evidenziando come la riqualificazione dell’anfiteatro possa restituire alla città un simbolo fondamentale della sua storia. La speranza è che il sito diventi non solo un’attrazione turistica, ma anche un fulcro di eventi culturali e di valorizzazione del territorio.
L’eredità romana
L’anfiteatro di Nola fu uno dei primi costruiti in Italia, risalente agli anni ’80 a.C., subito dopo la conquista romana della città. Per secoli, fu utilizzato come cava di materiali per la costruzione di edifici e, probabilmente, anche per il Santuario di San Felice a Cimitile. Ora, con i nuovi lavori, il sito potrebbe vivere una seconda epoca di splendore, riportando alla luce il suo ruolo storico e artistico.