Carenza assistenziale nella provincia di Napoli e in Campania: è caos

Non decolla il passaggio al ruolo unico di assistenza primaria per i medici di medicina generale

carenza assistenziale nella provincia di napoli e in campania e caos

L'intervento di Giovanni Senese segretario regionale Campania sindacato medici italiani...

Napoli.  

"La mancata adesione alla manifestazione  d’interesse al ruolo unico in tutta la Campania in caso di carenza assistenziale sembrerebbe, secondo indiscrezioni, grave perché segnala la grande sofferenza della professione  di medico di  medicina generale nella nostra regione". Così  Giovanni Senese, segretario regionale sindacato medici italiani Campania.

"L’ultimo accordo collettivo nazionale prevede, infatti,  che in caso di carenza assistenziale, prima di procedere alla pubblicazione degli incarichi vacanti come previsto dall’ultimo Acn, le aziende sanitarie  propongono ai medici, già titolari di incarico  a tempo indeterminato del ruolo unico di assistenza primaria a ciclo di scelta all’entrata in vigore dell’Acn, il completamento dell’impegno settimanale con attività a rapporto orario.

Si stabilirebbe, in questo modo, che ai medici già titolari di incarico a tempo indeterminato del ruolo unico di assistenza primaria a rapporto orario (24 ore), il completamento dell’incarico fino a 38 ore settimanali, con contestuale iscrizione nell’elenco di scelta ed apertura dello studio medico nell’ambito territoriale carente ricompreso nell’aggregazione funzionale territoriale di riferimento, nel limite del massimale orario/scelte con modulazione dell’attività oraria rispetto al carico assistenziale. L’accettazione del completamento comporta  il passaggio al ruolo unico di assistenza primaria.

La mancata adesione da parte della maggioranza dei medici di famiglia  alla manifestazione  di interesse al ruolo unico in tutta la Campania, se confermata,  non potrà essere sottovalutata. Bisognerà capire per quale motivo la gran parte  dei medici in attività che non hanno accettato quanto previsto dall'accordo collettivo nazionale  2024.

Occorre, a questo punto, he la parte pubblica, Governo e Regione, investa sulla medicina di prossimità con politiche che incentivino l’immissione  di giovani professionisti nel campo della medicina generale e che si cambi  il paradigma delle politiche per la sanità.

A tutti i livelli: dalla struttura interregionale sanitari convenzionati, ai comitati regionali  ed aziendali si dovrà  tener conto  del malessere profondo della categoria".