"Alla sede di Mater Dei a Napoli, molti dei nostri ragazzi portano con sé coltelli utilizzati per aprire le cozze. Questo perché provengono da contesti segnati da conflitti tra clan, come quelli del Pallonetto, Chiaia, Rione Traiano e Quartieri Spagnoli, e sentono il bisogno di difendersi". È quanto ha dichiarato suor Simona Biondin, direttrice dell'Istituto Mater Dei, durante un incontro a Caivano (Napoli) per la presentazione dell'Ecosistema educativo per l'Area Napoli Nord, un progetto a cui la religiosa è fortemente impegnata.
Le parole di suor Simona evidenziano la drammatica realtà che molti giovani napoletani vivono quotidianamente, dove la violenza è vista come l'unica forma di difesa. "Il ragazzo napoletano oggi si difende con la violenza – ha spiegato la direttrice – hanno imparato che per proteggersi bisogna essere violenti. Non solo: per sentirsi 'qualcuno' hanno bisogno delle armi. L'abbiamo visto nell'ultimo episodio accaduto: un ragazzo mi ha detto 'Ho bisogno delle armi per giocare'. È un segno preoccupante di come molti di loro non abbiano più riferimenti affettivi, non hanno più mani che li abbracciano o che li contengono, e quindi ricorrono alla violenza".
Suor Simona ha raccontato anche un episodio in cui ha confrontato un ragazzo violento: "Gli ho chiesto 'Perché sei violento?' e lui mi ha risposto 'Stavo scherzando'. Ho dovuto spiegargli che non si scherza dando schiaffi in testa". La religiosa ha continuato sottolineando la gravità della situazione: "Purtroppo, noi adulti siamo diventati così poveri di contenuti, di affetto, di emozioni, che rischiamo di svilirli. La violenza e l'uso delle armi sono per loro fonti di sicurezza. È nostro compito restituire loro ciò che manca: l'abbraccio materno e le regole paterne. I genitori non devono essere amici, ma guide. Altrimenti priviamo i ragazzi di un loro diritto fondamentale: crescere in un ambiente sicuro e strutturato".
Un altro aspetto fondamentale su cui suor Simona ha posto l'accento riguarda l'importanza del ruolo educativo degli adulti: "Gli insegnanti devono essere insegnanti, non amici. Solo così la crescita dei ragazzi può essere sana e strutturata. Gli adulti devono essere in grado di 'togliere le armi' e sostituirle con l'insegnamento, con la protezione. Dobbiamo dire ai ragazzi: 'Dammi quella cosa, io ti difendo, ti insegno a stare al mondo'".
Un aspetto particolare del lavoro svolto dalla scuola Mater Dei riguarda il supporto quotidiano agli studenti, anche al di fuori delle aule. "La mattina vediamo se i ragazzi sono a scuola – ha spiegato suor Simona – e se non lo sono, andiamo a casa loro per svegliarli. Non è un atto violento, è un atto d'amore. Il risveglio per un adolescente è un momento delicato e, se non ci sono genitori a casa, si perde la possibilità di dare loro quella sicurezza che ogni giovane ha bisogno di sentire".
La direttrice ha anche evidenziato il contrasto tra la situazione della Campania e quella di altre regioni italiane. "Sono napoletana, ma lavoro anche in Piemonte. Vi posso dire che la dispersione scolastica esiste sia in Piemonte che in Campania, ma qui in Campania c'è un'attenzione particolare per i ragazzi. Sono rimasta impressionata dalla collaborazione che arriva dalla Regione, in particolare dal governatore De Luca, che sta portando avanti un importante lavoro di co-progettazione. Questo tipo di coinvolgimento non è così forte in Piemonte".