Fatta la legge (sbagliata), trovato l'ennesimo inganno

Il governo ha tolto i test ma il numero chiuso resta come numero programmato per entrare a Medicina

fatta la legge sbagliata trovato l ennesimo inganno

Tra raccomandati, arrabbiati e scontenti avremo solo - questo è certo - una nuova classe di giovani leve, perfette per non (ri)sollevare il mondo della salute che ci attende.

Napoli.  

Il governo ha "finalmente" varato la legge che restituisce giustizia a tutte quelle migliaia di ragazze e ragazzi che sono stati esclusi per anni dalla possibilità, dal sogno, dall'irrefrenabile aspirazione a diventare un giorno medici. Almeno così la racconta chi questa nuova legge, per la verità ancora in itinere, pensa di promulgarla al più presto.

Cosa dice in sostanza (volendo semplificare al massimo la farraginosità dell'assunto) la norma in questione. Gli iscritti a medicina passeranno nel giro di un solo anno dai poco piu di 20000 di oggi ai 25000 di domani e (perchè no) ai 30000 di dopodomani  (a fronte di 7000 che andranno in pensione). Lo sbarramento non si chiamerà più "numero chiuso", ma "numero programmato". Questa sì che sarà una rivoluzione! Non ci sarà più il famigerato test a crocette con domande anche su cultura generale e logica, ma un percorso condiviso di sei (6) mesi (mai più replicabile) in cui una pletora indistinta di giovani - si pensa tra i 60000 e i 70000 - si riverseranno per un semestre sulle università italiane, già sufficientemente cadenti e agonizzanti di per loro e incapaci o riluttanti già a gestire i meno di 15000 studenti che hanno avuto la fortuna di amministrare fin qua, per formarsi (finalmente) nelle materie scientifiche propedeutiche - se andrà bene - allo studio della dottrina cara a Esculapio. Su tutte, la biologia, la fisica e l'anatomia.

Questi embrioni di dottori (che forse dottori non lo diventeranno mai), dopo il fatidico periodo di prova, in base ai voti conseguiti e ai percorsi formativi (anche privati e lucrosi per pochi, in precedenza acquisiti) potranno finalmente vedere la luce e accedere con pieno merito (1 su 3) alle aule dove i dotti discendenti di Ippocrate, Avicenna e Vesalio li introdurranno ai segreti della professione medica.

Ora, premesso che non è chiaro come si farà a rendere uniforme sul territorio nazionale quello che non lo è neanche nella stessa città, la cosa più terrorizzante della legge in discussione e che si pensa di rendere operativa già per la prossima tornata, è che conta di trasformare un'armata in una brigata attraverso lezioni ed esami fatti non si capisce da chi e come - visto che i docenti e gli spazi sono insufficienti già ora - e, soprattutto, che non tiene conto del fatto che con questo finto sistema "meritocratico" sarà molto più facile "manipolare" le votazioni finali, col risultato di sperequare sempre più il sistema a favore delle classi più abbienti e potenti e dei figli di chi - medico o meno - ha più voce in capitolo. Ultima nota obbrobriosa di questa legge "rivoluzionaria".

Chi (2 aspiranti camici bianchi su 3) non accederà al corso di laurea in medicina ma, in compenso, avrà acquisito "adeguate competenze" per immettersi in altre strade professionali sanitarie - minori o di ripiego aggiungo io - perché dovrebbe accettare la linea tanto generosamente tracciata per lei o lui e non dovrebbe piuttosto adire nuove e imperiture vie legali?

Tra raccomandati, arrabbiati e scontenti avremo solo - questo è certo - una nuova classe di giovani leve, perfette per non (ri)sollevare il mondo della salute che ci attende.