Il seme politico della giovinezza disperso nel qualunquismo

La mancanza di partecipazione nei confronti dei temi politici riguarda circa il 30% dei giovani

il seme politico della giovinezza disperso nel qualunquismo
Napoli.  

In un mondo mai così informato, aggiornato e connesso con ogni sua più remota parte c'è oggi il minor tasso di partecipazione politica attiva di sempre.

Un report dell’Istat del 2020 ha mostrato come "la mancanza di partecipazione nei confronti dei temi politici riguarda circa il 30% dei giovani tra i 18 e i 34 anni e sfiora quasi il 50% tra i 14 e i 18. Emerge altresì che per il 74,8% la partecipazione politica è indiretta mentre solo l’8% è coinvolto attivamente. Tuttavia, il medesimo rapporto mostra come, a fronte di una partecipazione attiva scarsa ma stabile, anche la partecipazione politica indiretta sia in calo". Un altro sondaggio ha rivelato che in soli 5 anni, dal 2014 al 2019, la quota di persone dai 14 anni in su che in Italia non contribuiscono alla vita politica è passata dal 18.9% al 23.2%, dove la perdita maggiore si registra nella fetta di popolazione che più di tutti la politica la vive da protagonista, quella dei giovani. 

Infatti, cos'è la politica se non un'immersione, anche talora acritica, nel sociale, quell'agglomerato di donne, uomini e (soprattutto) esseri umani in formazione - i giovani appunto - da cui ogni grado di cambiamento e rinnovamento storico discende?

Ecco i giovani, sono loro il magma del vulcano, la miccia che dà inizio alla rivolta (o la fiaccola che la tiene accesa), lo tsunami nell'oceano delle turbolenze e degli umori, il ciclone che si forma per l'attrito perfetto e inarrestabile del vecchio col nuovo. È dai giovani d'ogni ordine e grado e d'ogni epoca - nella loro versione pubblica o privata - che sgorga il futuro. Aggiungo, il miglior futuro. È di loro che voglio parlarvi oggi, ma guardati al di fuori delle loro camere da letto, lontani dai loro smartphone, immersi questa volta nella realtà delle lotte di classe, delle rivendicazioni sociali, delle nuove primavere praghesi, per quanto temo di essere il meno indicato a farlo, visto che, avendo una figlia che sta appena lasciando l'enigmatico plenilunio dell'adolescenza, finisco col guardarli spesso con troppo stupore, facendo prevalere il tenero desiderio di comunanza affettiva sull'analisi realistica e cruda di comportamenti e vizi. Due parole le posso dire, però.

Da quel che appare sempre più evidente, una parte crescente di questa fetta di umanità - dalle nostre parti già di suo in decimazione demografica - si sta progressivamente autoescludendo dalla vita sociale, emarginandosi dalle tempeste rivoluzionarie, estromettendosi dai cortei di massa - ma non dai megaconcerti (da Gigi D'Alessio a Baby Gang) - per vivere di vita propria in un limbo senza opinioni partitiche e svuotato di ogni rivendicazione religiosa o politica.

Credete che io sia solo un vecchio trombone, saccente e moralista, uno dei tanto baby boomers messo qua a pontificare e a giudicare chi è migliore o solo (molto) più giovane di lui? Pensate che io disegni le opinioni di Roberto Vecchioni (di cui peraltro sono un ammiratore sfegatato) che trascorre ormai gran parte del suo tempo a esaltare quella imberbe e inesplorabile (a mio giudizio) fascia di età del mondo ultramoderno? Affatto. Sono abbastanza sfrontato e ingenuo da sognare che ogni germoglio diventerà fusto, ramo o frutto, ma anche sufficientemente disilluso e saggio da conoscere la fine che fanno gli steli se non producono petali e profumo. A fronte di non pochi casi straordinari - che, a dirla tutta, in termini meramente percentuali, fosse anche solo per il maggior afflusso scolastico, sono molti di meno di quelli di una volta - c'è una massa appiattita sulla mediocrità, sul consumismo e sulla massificazione ipnotica di gusti e consumi, sul qualunquismo più scontato e becero.

Come volete che facciano questi ragazzi di belle (e spesso vane) speranze a partecipare a lotte per equità e salari se sono così impegnati - a qualunque categoria sociale appartengano - a collezionare e numerare followers, "influenzare" e "farsi influenzare, aspirare al facile arricchimento"? Quello che movimenti studenteschi, rivoluzioni sociali e guerre (sante o meno) non sono riuscite a fare, è stato in grado di realizzarlo il web: il comunismo compiuto, la parità tra tutti, nessuno escluso, fatta eccezione per i giovani di qualche sperduta popolazione aborigena che, però, Aron Musk (come ho già raccontato), o chi per lui, prima o poi accluderà al computo finale dei nuovi "disimpegnati" sociali e politici.