La "falsa" credenza che "il mattino ha l'oro in bocca"

Uno studio inglese: gli individui più attivi la sera ottengono risultati migliori nei test cognitivi

la falsa credenza che il mattino ha l oro in bocca

Ma di sicuro conta la qualità del nostro sonno e l'energia che ci restituisce al mattino.

Napoli.  

Mia madre per tirarmi giù dal letto alle prime ore del giorno - e farmi anche sembrare che la cosa fosse il frutto di un'antica saggezza e foriera di supremo benessere - era solita dire di alzarmi  perché "il mattino ha l'oro in bocca". Non che sentirmelo dire mi cambiasse granché la giornata, io imprecavo lo stesso e lo stesso non vedevo il becco di un quattrino (anche a scopo di semplice incentivazione). Ma non era (ovviamente) quello il suo significato più recondito. Non c'entrava nulla il prezioso metallo, se non metaforicamente. Secondo il portale V:Sapere la spiegazione del proverbio risiede nel fatto che: "Rispetto al resto della giornata, è al mattino che l’uomo è in grado di essere più produttivo. Nonostante ci sia chi dà il meglio di sè nella seconda parte della giornata, è la mattina che il nostro corpo ha più energia rendendoci quindi più produttivi. Vale dunque la pena iniziare la propria giornata di buonora e approfittarne".

“Aurora Musis amica est” (l'alba è amica delle Muse) - dicevano i latini, a indicare qualcosa che rassomigla molto al proverbio qui citato. La tradizione siciliana racconta invece un'altra storia. Secondo le antiche credenze di quella meravigliosa terra, infatti, "la notte prima della festa di fidanzamento della figlia maggiore, veniva nascosta nella bocca di uno dei mascheroni delle fontane del paese un gioiello d'oro. La mattina seguente, le ragazze nubili del paese andavano a caccia del gioiello, che avrebbe portato alla fortunata un rapido fidanzamento".

Mattino come presagio d'amore e di fortuna, quindi, ahimè quasi mai mantenute. Il proverbio ha poi acquisito grande rilievo in tutto il mondo grazie alla versione italiana del capolavoro di Stanley Kubrick, Shining, nell'iconica scena in cui questa frase era scritta su centinaia di pagine, quale terrorizzante monito di sventura e promessa di morte. La versione anglosassone dello stesso proverbio è, invece, di gran lunga più rurale e visionaria col suo: "The early bird catches the worm" (letteralmente, "il primo uccello prende il verme"). Tutto questo antefatto solo per dire come io abbia vissuto tutta la vita avendo una granitica certezza, in virtù della quale mi sono alzato da sempre all'alba, per studiare prima e recarmi al lavoro poi. Ma una nuova ricerca, condotta dall'Imperial College di Londra e pubblicata su una prestigiosa rivista medica di quel paese, ha fatto miseramente crollare tutte le mie certezze sull'argomento e mi ha confinato per sempre nel rimpianto per le ore immeritatamente sottratte al sonno e alle sue meraviglie.

Lo studio ha, infatti, evidenziato che "gli individui più attivi la sera ottengono risultati migliori nei test cognitivi rispetto a coloro che sono solitamente più attivi al mattino" e ha così di fatto messo in discussione più di mezzo secolo di sacrifici personali e oscure (e non sempre ripagate) dedizioni ai miei doveri di ragazzo e di uomo. Ora non è che io voglia tirare in ballo dicotomie da libri di psicologia - con le loro presunte differenze, anche di genere, che correlerebbero le sveglie precoci più alle femmine con le loro incrollabili coscenziosità che agli uomini con le loro croniche superficialità - ma che si sia gufo o allodola, conta poi la qualità del nostro sonno e l'energia che ci restituisce al mattino. Così almeno la mia mamma - allodola di certo, ancora svolazzante nei cieli del Paradiso - non avrà quaggiù combattuto invano.