Si immergono per pulire i fondali marini del Golfo di Napoli: ecco le immagini

Marina Militare cuore del progetto a tutela del mare e di reinserimento sociale

Importante la rete di partners Marina militare, corpo militare dell’ordine di Malta. Arpa Campania, centro di giustizia minorile della Campania, protezione civile...

Napoli.  

"Sui fondali marini del borgo dei marinari, in questa zona dove c’è storia, mitologia, abbiamo trovato comunque tanti rifiuti  e soprattutto vetro, pneumatici. Penso che siamo riusciti a dare un messaggio chiaro sulla tutela del patrimonio ambientale e culturale. Nella giornata mondiale degli oceani, nuovi ragazzi dell’area penale hanno conseguito il brevetto di sub per poi diventare operatori tecnico subacquei.

Per loro la strada del riscatto. Ci arrivano dopo un impegno sociale costante. Sono ragazzi che stanno conoscendo un mondo nuovo, pulito, diverso, bello. Attraverso il progetto bust busters che vede insieme marenostrum, dipartimento marino di archeoclub d’Italia, archeoclub d’Italia, marina militare, centro di giustizia minorile della Campania, corpo militare dell’ordine di Malta,  siamo a circa 20 ragazzi che, nel corso di due anni, hanno seguito lezioni di teoria e di pratica imparando tante cose. Ad esempio hanno imparato azioni di pronto soccorso   ma anche tecniche di immersione subacquea nozioni e dettagli sul patrimonio geologico, naturalistico, archeologico - marino e dopo teoria e pratica sul campo, hanno conseguito il brevetto da sub. Questi ragazzi potranno anche, un domani,  candidarsi a guide turistiche subacquee."

Lo ha affermato, oggi a Napoli, Rosario Santanastasio, presidente nazionale di archeoclub d’Italia.

"La marenostrum dike, invece, in una sua vita passata era imbarcazione con la quale gli scafisti trafficavano persone sulla tratta dalla Turchia. Questa imbarcazione, una motovela Oceanis 473 clipper che poteva ospitare fino a 12 persone, ma sulla quale gli scafisti facevano salire anche più di 100 persone, è stata sequestrata e confiscata in Sicilia.

La procura della repubblica di Ragusa, l’ha assegnata in custodia ad archeoclub d’Italia. Oggi il suo nome è marenostrum dike.

Marenostrum dal nome del dipartimento marino di archeoclub d’Italia e dike dal nome della dea della giustizia nella mitologia greca. A bordo di marenostrum dike si svolgono attività di recupero sociale, di conoscenza del patrimonio culturale e dunque da imbarcazione dove c’era soffferenza, la sofferenza di donne, bambini, anziani, persone usate come oggetto e merce, oggi c’è memoria, c’è conoscenza, c’è riscatto”. 

Nello specchio del borgo dei marinari è  arrivata la marenostrum dike. Un tempo, questa imbarcazione era Oceanis 473, con la quale gli scafisti trafficavano persone, bambini, anziani, donne, sulla tratta dalla Turchia. Intercettata e sequestrata dalla guardia di finanza, il bene è stato affidato in custodia ad archeoclub d’Italia, dalla procura della repubblica di Ragusa. Oggi al suo interno è possibile leggere in originale, un pizzino scritto dagli scafisti, ma anche vedere la tavola dei venti con ben quattro imbarcazioni che raccontano quattro epoche storiche diverse.

Supportati dalla marenostrum dike, ma anche dai mezzi della marina militare, dagli istruttori di marenostrum, dal corpo militare dell’ordine di Malta, i ragazzi dell’area penale di Napoli si sono immersi per pulire i fondali del golfo di Napoli.

"Al borgo dei marinari di Napoli abbiamo ricordato la giornata mondiale degli oceani. Ma in questa gioranta particolare, altri ragazzi dell’area penale di Napoli hanno conseguito brevetti per diventare sub. Umberto, uno dei ragazzi, ha ottenuto anche la borsa di studio per diventare operatore tecnico subacqueo. Continua il nostro percorso di riabilitazione, con questi ragazzi, ma anche di conoscenza e di tutela del patrimonio ambientale e culturale. Siamo fieri di questo percorso perchè vuol dire che questo ragazzo ha compreso i suoi errori e sta cercando di reinserirsi in modo sano nella società. Stiamo puntando a progetti europei.

Noi sicuramente abbiamo dato vita a delle buone pratiche. Ma vorrei ricordare la nave Caracciolo  - ha affermato Francesca Esposito, referente attività sociali di marenostrum archeoclub d’Italia - che a Napoli salvò ben 750 scugnizzi di Napoli dalla strada. Il mare come edicatore affonda radici lontanissime. Noi siamo su questo percorso e l’obiettivo è sicuramente di dare un modello non più campano ma italiano ed europeo. Siamo convinti che si possa collaborare con i centri di giustizia presenti all’estero e favorire la conoscenza culturale del patrimonio dei rispettivi territori. Attraverso il mare, ma anche attraverso il patrimonio culturale, stiamo cercando di far comprendere ai ragazzi che è possibile avere una vita diversa”.  

Marina Militare cuore del progetto a tutela del mare e di reinserimento sociale.

"Questa giornata è parte integrante del progetto bust busters. Come vincere il disagio oppositivo di ragazzi difficili: il mare educatore dall’ieri all’oggi. Al centro del progetto c’è proporio il ragazzo. Attraverso la conoscenza del mare si coniuga una continua e proficua lezione di vita, abituare al rispetto del lavoro, inteso come espressione di energia, crescita ed affermazione di sé. Questa l’esperienza di Civita Franceschi sulla nave asilo Caracciolo della marina militare.

Sull’”onda” di quanto fatto nel passato- ha dichiarato Aniello Cuciniello, capitano di vascello della marina militare, comandante del quartier generale della marina militare di Napoli - si inserisce un coraggioso progetto “Un mare di legalità ” di archeoclub marenostrum,  ospitato all’interno del quartier generale della marina militare di Napoli. Si offre l’opportunità  a questi ragazzi, di acquisire competenze e conoscenze tecniche nell’ambito della subacquea per essere poi avviati con provate esperienze nel mondo del lavoro. Ai ragazzi si propone un modello di vita caratterizzato dai principi insiti nelle attività marinare, quali la lealtà, l’onestà e il rispetto reciproco. L’iniziativa coinvolge ragazzi provenienti dal centro di giustizia minorile per la Campania, e dalle comunità educative campane, che intravedono in questa esperienza educativa, unica del suo genere, un percorso di crescita ed inserimento nella civile società dei ragazzi che si impegnano”. 

 In piena sinergia con il centro di giustizia minorile della Campania. Domani, sul posto con i ragazzi, sarà anche il direttore del centro di giustizia minorile della Campania.

 “Oltre alle tecniche specifiche di subacquea che vengono impartite, c’è anche tutta un’attività educativa che è quella dell’educazione al lavoro, all’ambiente, al rispetto, la cultura della solidarietà, il lavoro di squadra ed è soprattutto un progetto innovativo, formativo che vede una specializzazione diversa da quella che spesso proponiamo per i ragazzi. Abbiamo avuto livelli alti, perchè un ragazzo è stato proposto per una borsa di studio per operatori tecnico subacquei. Questo progetto è finanziato dal dipartimento di giustizia minorile - ha affermato, Mariangela Cirigliano, coordinatore dell’area tecnica  del centro di giustizia minorile della Campania - ed è seguito dai nostri funzionari del servizio sociale per minorenni che ringrazio perchè individuano i ragazzi che sono nelle condizioni giuridiche di poter accedere a questa progettualità e li affidiamo ad archeoclub d'Italia. Sono ragazzi ai quali dobbiamo dare tutte le possibilità di recupero. Il progetto bust busters sarà sostenuto per almeno altri due anni perchè è un progetto valido”. 

Partner importante anche il corpo militare dell’ordine di Malta.

"Il corpo militare dell’ordine di Malta ha fornito il supporto nell’ambito della formazione dei ragazzi - ha affermato il maggiore, Mariano Barbi - e continueremo ad esserci sia per consentire il reinserimento dei ragazzi ma anche per continuare a contribuire alla tutela del patrimonio ambientale”. 

"L’Arpac è interessata ad incentivare queste iniziative volte a quelle azioni di interesse comune - ha affermato Stefano Sorvino, direttore generale di Arpa Campania - e dunque saremo sempre al fianco di questo importante progetto”. 

Fondamentale il supporto del circolo Savoia, da sempre partner del progetto bust busters.

 “Questa iniziativa è nel solco delle nostrre attività sociali. Ne abbiamo tante, ma questa è quella di cui vado più orgoglioso. Poco più di un anno fa, il presidente nazionale di archeoclub d’Italia, propose il circolo Savoia come sede delle attività. Abbiamo aderito subito. Siamo felici di essere ancora tra i protagonisti di un’iniziativa di pulizia dei fondali che interesserà il borgo marinari. E’ un modo per tenere alta l’attenzione verso il senso civico e il voler prendersi cura della città. Mi preme sottolineare però che questo progetto va ben oltre la semplice iniziativa di pulizia dei fondali -  ha dichiarato Fabrizio Cattaneo della Volta, presidente reale yacht club canottieri Savoia - perché offre a ragazzi dell’area penale la possibilità di un riscatto attraverso la conoscenza di un lavoro che potrebbero svolgere anche in futuro. Per questo, saremo felici di consegnare a tutti i protagonisti, nei nostri saloni, il brevetto da sub”.

Della rete è parte integrante Sae ambiente. I rifiuti recuperati verranno trasformati.

"Ad esempio dagli pneumatici ricavaremo. Ripulire il mare è un gesto di amore e di profonda coscienza. Ci siamo anche noi di See ambiente - ha affermato, Ferdinando Sarno, amministratore della Sae ambiente -   e continueremo a fare rete con i ragazzi dell’area penale di Napoli, con i volontari di archeoclub d’Italia, con la marina militare, con il centro di giustizia minorile della Campania, con il circolo Savoia, con il corpo militare dell’ordine di Malta.

Un’occasione di sensibilizzazione e di impegno sociale a cui Sae aderisce in prima linea con il compito di raccogliere i rifiuti recuperati dai volontari e trasportarli presso un impianto autorizzato per il corretto trattamento. Questo intervento è fondamentale per la salvaguardia del delicato ecosistema marino. Da anni l’azienda si impegna attivamente nel recupero di materie prime dai rifiuti vegetali per la produzione di biogas avanzato, come il diesel rinnovabile (Hvo), il carburante sostenibile per l’aviazione (Saf) e il biodiesel. Da due anni, Sae ha implementato un innovativo processo industriale di de-packaging degli alimenti non idonei alla commercializzazione, permettendo il recupero della parte organica. In questo modo entro il 2025, eviteremo lo smaltimento e l’invio in discarica di 26 milioni di kg di rifiuti ogni anno, convertendo il 90% di essi in materia prima per la produzione di biometano avanzato. Grazie all’impegno congiunto dei volontari e di Sae, sarà possibile ridurre l'impatto ambientale dei rifiuti smaltiti irresponsabilmente e promuovere un futuro più sostenibile.

Fondamentale il ruolo dei ragazzi dell’area penale di Napoli che attraverso il progetto di archeoclub d’Italia, bust busters,  hanno conseguito il brevetto di sub come sentinelle del patrimonio ambientale marino.