Tornaconti economici e d'immagine dell'allarmismo flegreo

Meglio affidarsi agli esperti come il direttore Di Vito piuttosto che ascoltare i santoni...

tornaconti economici e d immagine dell allarmismo flegreo

E allora perché tanti media e social nazionali si sono subito sperticati a raccontare una realtà più virtuale che reale?

Napoli.  

di Gerardo Casucci 

Prima o poi bisognerà creare un sindacato di sismologi, vulcanologi, politologi, meteorologi, ufologi, criminologi, epidemiologi, virologi e tuttologi (possono mai mancare queste ultime tre categorie dopo l'infezione da Sars-Cov-2?), per tutelare chi a Pozzuoli e dintorni è vittima del bradisismo tra un fuggi fuggi generale della popolazione locale, un abbandono completo di hotel e mete turistiche da parte dei pochi avventori rimasti (per non parlare poi della desertificazione dell'area della Solfatara) e le dimissioni in massa delle forze politiche e di quelle di polizia di quelle aree e dei lavoratori flegrei di mare e di terra. Chi ha là (o nelle sue vicinanze) una casa, un garage o un manufatto di qualunque genere o guisa lo venda subito prima dell'irreparabile. Chi ci ha invece appena fatto un investimento si metta l'anima in pace, è destinato certamente a fallire.

Lo sanciscono gli ipovedenti che invece vedono (e prevedono) tutto, santoni e veggenti di ogni ordine e grado. Il mago Otelma ci ha messo la faccia e, si sa, tutti possono sbagliare, ma non lui. Così che volete che importi a qualcuno quello che ha dichiarato il dottor Mauro Di Vito, direttore dell'Osservatorio Vesuviano, intervistato subito dopo la scossa di magnitudo pari a 3.9 gradi della scala Richter verificatasi alle 5.44 del 27 aprile scorso e avvertita con grande spavento dalla popolazione flegrea e non solo. A me sì e ve lo racconto in breve. Il dottor Di Vito ha di fatto detto che non ci sono preoccupazioni di sorta e che i dati in loro possesso sono a favore di una riduzione più che di un aumento dell'attività sismica e che questi eventi tellurici più intensi rientrano nella logica di un bradisismo che con un andamento più o meno periodico esiste da millenni.

Non solo. Francesca Bianco, sismologa e vulcanologa, direttrice del Dipartimento Vulcani dell’Istituto Nazionale Geofisica e Vulcanologia (Ingv) e già direttrice dell’Osservatorio Vesuviano, in una intervista immediatamente successiva a quella del Di Vito, ha fornito dati ancora più chiari e ciscostanziati: c'è stato una indubbia ripresa del sollevamento del suolo nell'area in questione, soprattutto nei giorni immediatamente a ridosso della scossa del 27 aprile, ma niente che desti particolare allarme, solo vigile attenzione. Sollevamenti di pari o maggiori entità - ha aggiunto per sommi capi la Bianco - si sono già verificati l'anno scorso e sono completamente rientrati. E in ogni caso qualche centimetro su e qualcuno giù non sono niente rispetto al sollevamento di 1.8 metri verificatosi nel biennio 1982-1984, che a memoria d'uomo non ha mai portato ad alcun "big one" pur da molti paventato o atteso. Insomma, ad oggi, non c'è, da parte degli esperti, nessun catastrofico allarme per la popolazione né è ipotizzato alcun imminente rischio per persone o cose. E allora perché tanti media e social nazionali si sono subito sperticati a raccontare una realtà più virtuale che reale? Fermo restando che il sottoscritto è ben lungi dal voler minimizzare qualunque sia pur minimo pericolo per chi vive in quelle bellissime aree pericittadine, resto dell'opinione che occorra oggettività, senso di realtà e, soprattutto, fiducia in chi studia e monitora da sempre con grande attenzione e competenza situazioni ormai annose.

Se ben due autorità di valore mondiale dell'Istituto Nazionale di Geofisica e Vulcanologia ci rassicurano e uno addirittura parla di una "riduzione del pur costante sollevamento del suolo" in quelle aree e di "un'attività magmatica in costante decrescita nelle ultime settimane", dobbiamo credergli e continuare a lavorare per una gestione politica e sociale serena di tali eventi. In caso contrario, corriamo solo il rischio di aggiungere allarmismo ad allarmismo ed esporre Napoli e l'area flegrea a una speculazione che appare ad arte mediatica e, forse, foriera di ben altri opportunismi e tornaconti economici e d'immagine. Casomai a favore di altre zone meno fortunate (e meno frequentate) di questo strano, strabico e autolesionistico paese.