"Al di là del giusto e di ciò che è sbagliato, degli striscioni “calati” sulle facciate della scuola e delle prese di posizione da salotto di benpensanti che, un secondo dopo l’occupazione, sono corsi a puntare il dito contro ragazzi e famiglie, ci sono una serie di motivazioni valide e puntualmente argomentate nella protesta di questi studenti di cui varrebbe la pena discutere pubblicamente, evitando di declassare l’azione collettiva a mera protesta finalizzata a saltare qualche giorno di scuola.
Con un comunicato, gli studenti hanno reso noto di volersi confrontare ed organizzarsi “contro il biocidio, la crisi climatica, contro l’incenerimento dei rifiuti , contro la classe dirigente della Regione Campania….”: temi, è bene sottolinearlo, non tipici delle classiche occupazioni, in genere legati ai disagi e alle riforme scolastiche, ma proprio per questo di maggior valore collettivo e sociale in quanto riguardano il futuro di tutti, anche di chi giovane e studente non lo è più.
Non ci iscriveremo all’ennesima polarizzazione tra favorevoli e contrari all’occupazione che, neanche a dirlo, avrà come manovratrice la politica: consigliamo, a chi parla di infiltrati, di riguardarsi “Come te nessuno mai” dove un brillantissimo Silvio Muccino urlava, con gli altri studenti in un corridoio emozionante, “Contro la scuola dei padroni, dieci, cento, mille occupazioni!”.
Era il 1999 e non ci sembra che la condizione per la scuola pubblica e per il Pianeta sia migliorata.
Ci interessa, invece, sottolineare che i ragazzi protestano, si dimenano, fanno rumore, esistono. Sbagliano, certamente. Ma ci sono. E questo, di per sé, dovrebbe essere un valore anche democratico, in una fase in cui la soppressione del dissenso passa per manganelli ed irruzioni, anche contro sindacati ed oppositori.
L’aria che tira nel Paese non è affatto buona. L’auspicio è che si ritrovi serenità nel dialogo e non si alimenti la rabbia sociale: la risposta, come al solito, è nascosta in una politica matura, capace di ascoltare e non imporre, capire e non convincere, e qui il nostro appello al dirigente scolastico ma anche ai ragazzi a restare sui temi dell’occupazione ma anche di essere esempio di libertà per chi la pensa diversamente e vuole che si rispetti il suo diritto allo studio quotidiano.