Quello che la vicenda Meloni-Giambruno rivela di tutti noi

Tutto mi sarei aspettato tranne che una vicenda così personale diventasse argomento di talk show.

quello che la vicenda meloni giambruno rivela di tutti noi
Napoli.  

Lo so, sono solo l'ultimo di una lunga lista ad affrontare l'argomento, e forse neanche il più titolato, ma devo assolutamente sostenere con disappunto che se c'è una linea di confine nelle relazioni umane, e ancor di più in quelle di coppia, in questi mesti tempi di spioni d'occhi o di orecchie, nella vicenda tra il nostro presidente del consiglio, Giorgia Meloni, e il suo compagno, Andrea Giambruno, quella linea è stata ampiamente e anche inopportunamente superata. E da quasi tutti, parti politiche e sociali e gente comune, sia che gli interventi nel merito fossero a offesa che a difesa della leader di FdI. Certo l'argomento era di quelli che stuzzicava la curiosità, le fantasie e i pruriti, tanto del volgo quanto dei re.

Tutto mi sarei aspettato, però, tranne che una vicenda così strettamente personale - anche sopravvenuta come fulmine a ciel sereno nel bel mezzo delle vite di un uomo e una donna pubblici che fino a quel momento sembravano godere di una relazione solida e felice - diventasse argomento di talk show televisivi e addirittura di dibattiti seriosi.

Ometto quello che si sono dette le opposte fazioni sui famigerati e ormai insopportabili social. Non è sembrato vero poi a qualche giornalista dal dente avvelenato per costante "assetto da gara rivoluzionario" (vedi Massimo Giannini) fare affermazioni del tipo "ben gli sta" a chi come lei "giudica le famiglie altrui". Non sono stati da meno Pier Luigi Bersani, che non si è fatto scappare l'occasione di togliersi qualche sassolino dalle scarpe rimastogli, temo, dai tempi di Berlusconi, risultando però più greve che spiritoso, e Marco Travaglio, che ha "scoperto" nel nostro primo ministro una "sindrome di Calimero". Altro che "Dio, patria, famiglia", qui si trattava, infatti, di corna, o presunte tali, e quelle, si sa, non ricevono assoluzione da coloro - i maschilisti sotto mentite spoglie - che, per proprio tornaconto o mero sofisma, le considerano comunque una colpa, in questo caso della "vittima" (così l'ha definita Gianrico Carofiglio, attribuendole pure un ruolo "manipolatorio" nella faccenda), purchè donna, se avversaria politica anche meglio.

Manco se costoro avessero i titoli per giudicare qualcuno, manco fossero Jung o Freud e dovessero ricostruire il subconscio della malcapitata di turno con i suoi archetipi relazionali o le scottanti contraddizioni del suo mito edipico. Temendo di accodarmi a un ormai non rendicontabile gruppo di bianchi (rossi) e neri, guelfi e ghibellini, colpevolisti e innocentisti, non mi restava che riportare per l'ennesima volta - mi perdonerete - le parole esatte di Giorgia Meloni, affidate a un suo profilo pubblico (o non so a quale accidenti), che recitavano come segue: "La mia relazione con Andrea Giambruno, durata quasi dieci anni, finisce qui. Lo ringrazio per gli anni splendidi che abbiamo trascorso insieme, per le difficoltà che abbiamo attraversato, e per avermi regalato la cosa più importante della mia vita, che è nostra figlia Ginevra". Non contenta la leader di FdI aggiungeva: "Difenderò quello che siamo stati, difenderò la nostra amicizia, e difenderò, a ogni costo, una bambina di sette anni che ama la madre e ama il padre, come io non ho potuto amare il mio."

Separazione unilaterale, inappellabile, quasi rabbiosa, ma composta, comunque non del genere ordinario del "per chi mi hai presa?" oppure del "ma con chi sono stata?", come avrebbe invece voluto Sabina Guzzanti - la (non sola) eccezione al femminile che conferma la regola (sorvolo sulle gratuite villanie di Selvaggia Lucarelli apparse l'altro ieri su Il Fatto Quotidiano). Bensì difesa a oltranza del motto faberiano, "meglio lasciarsi che non essersi mai incontrati". E non solo. In quel post c'era rispetto - un sentimento raro in amore, quando è autentico, tanto più allorchè ci si separa - per tutto ciò che era stato e (ora lo sapeva) non era più, e tutela rigorosa di quel nucleo famigliare atipico, in cui un padre talvolta vale più di un marito. E la parola amicizia usata in quel contesto? Lo confesso, mi ha colpito e intenerito. Quale donna l'avrebbe adoperata dopo essere stata inopinatamente travolta da fuori onda e immagini imbarazzanti di un uomo che fino a qualche ora prima si accomodava tranquillamente nel suo letto. E tutto ciò la Giorgia lo ha fatto su due piedi, senza tentennamenti, ma non senza dolore - le ore successive ce lo avrebbero inequivocabilmente narrato. Ma c'è un ultimo passaggio di quella confessione racchiusa in un apparentemente freddo dispaccio d'agenzia, che pochi hanno colto o sottolineato. Ed è quello in cui la Meloni scrive: "Le nostre strade si sono divise da tempo, ed è arrivato il momento di prenderne atto".

Con quelle poche parole la "borgatara" - come amano chiamarla i suoi detrattori per via del franco accento romano e di qualche atteggiamento più spontaneo che sgarbato - ha raccontato la cosa più comune, ma anche più scottante di una storia d'amore: la fine prima dell'epilogo, il silenzio che precede, talora di anni, l'addio (se giunge), la fatica di sorridere quando si vorrebbe solo un abbraccio d'altri tempi che non arriva più.

E ce l'ha resa la vicina di casa estraniata e afflitta, l'amica che confessa un dolore ormai vecchio per quanto celato, la sorella che enuncia un vuoto affettivo già incancrenito, o - per astrazione massima - ciascuno di noi, ogni qual volta avremmo voluto non finisse mai, salvo poi scoprire, nostro malgrado, che anche in amore, perfino in amore, nel grande amore, ci si può trovare in un vicolo cieco, con un quotidiano che ha tradito le premesse (straordinarie) per diventare solo irragionevole e stanco.

Quella vicenda, in fondo da cronachetta rosa o poco più, alla fine ci ha così consegnato una donna contemporanea, non un'eroina ma una donna comune, una di quelle che non tradisce il suo bisogno d'amore e la legittima aspirazione a realizzarlo, mentre prova con tutte le sue forze a cambiare, anche solo un poco, anche solo per poco, un mondo ancora a uso e consumo dei maschi, alfa od omega che siano, e che, proprio grazie a quelle poche, incontinenti, appassionate parole date in pasto a tutti, forse c'è perfino riuscita.