Si invecchia meglio con la dieta giusta

Sovrappeso e obesità tra le principali cause di morte e disabilità. E il Covid ha peggiorato tutto

si invecchia meglio con la dieta giusta
Napoli.  

Esattamente 11 mesi fa l'Istituto Superiore di Sanità pubblicava un documento in cui veniva riportato quanto segue: "Il 3 maggio 2022 l'Ufficio regionale europeo dell'Organizzazione Mondiale della Sanità (OMS) ha presentato e pubblicato il Rapporto 2022 sull'obesità nel vecchio continente che evidenziava tassi di sovrappeso e obesità che hanno ormai raggiunto proporzioni epidemiche in questa parte del mondo. Dal documento emerge che il 59% degli adulti europei e quasi 1 bambino su 3 (29% dei maschi e 27% delle femmine) è in sovrappeso o è affetto dall’obesità, ormai considerata una vera e propria malattia.

Sovrappeso e obesità sono infatti tra le principali cause di morte e disabilità nella Regione europea dell’OMS e stime recenti suggeriscono che causano più di 1,2 milioni di decessi all'anno, corrispondenti a oltre il 13% della mortalità totale nella Regione."

Nel documento si dava il giusto risalto anche al ruolo peggiorativo della pandemia da Sars-Cov-2, non nascondendo tuttavia a sé stessi che la grande diffusione di questa patologia tanto pervasiva quanto molto spesso sottovalutata, soprattutto nelle classi sociali a più basso reddito (quelle più esposte alla malgestione alimentare), stesse mettendo progressivamente in ginocchio da decenni tutti i sistemi sanitari nazionali e sovranazionali con il carico di malattie non trasmissibili che porta con sé.

Nonostante i (timidi) tentativi dei nostri governi di invertire la rotta, che non hanno peraltro mai veramente avuto niente a che vedere con i massicci programmi di salute pubblica messi in piedi dai governi (ad esempio) di Obama per arrestare la marea ancor più montante (rispetto a quella europea) del sovrappeso/obesità nella loro popolazione, il processo di ingrassamento dei cittadini europei sembra non conoscere più rallentamenti dall'infanzia alla vecchiaia.

Eppure sappiamo bene che questa malattia - ribadisco che di questo si tratta - colpisce in modo per lo più silenzioso ogni organo e sistema del nostro corpo fino a causarne alterazioni prima funzionali e poi strutturali anche severe, ma per fortuna spesso reversibili.

Oltre alle ben note malattie cardiovascolari e al diabete, basterebbe citare le malattie respiratorie, renali, locomotorie (ortopediche) e, perfino, quelle neoplastiche, per capire il valore epidemiologico della prevenzione in questo ambito. Ma aggiungerei due aspetti che sembrano spesso non adeguatamente presi in considerazione. Chi è in sovrappeso o è obeso ha anche un peggioramento significativo delle sue funzioni cognitive e in genere di tutte le sue capacità vitali. In altre parole questi soggetti sono più esposti a tutte le malattie tempo-dipendenti che, oltre le oncologiche già citate, comprendono, tra le altre, la nuova (e altrettanto inarrestabile) piaga dell'Alzheimer e delle malattie ad essa correlate.

Un buon peso corporeo comporterà, pertanto, una buona salute fisica e mentale e una vecchiaia più serena, piena e libera da malattie. Proprio su questi aspetti la ricerca scientifica si è concentrata per comprendere quale fosse il miglior modo per ridurre l'impatto sociale del sovrappeso e dell'obesità sul terzo millennio. Il più semplice e perseguibile è certamente un'alimentazione più sana ed equilibrata.

Ma qual è la migliore? Qual è quella che ci può assicurare la più adeguata forma fisica e che può mantenere il più a lungo possibile giovane il nostro cervello o addirittura rallentare i fisiologici processi di invecchiamento?

Negli ultimi mesi sono stati pubblicati una serie di studi che ci possono venire in aiuto per comprendere le scelte migliori da adoperare nella nostra vita quotidiana per non aggiungere al danno inesorabile dell'età anche la beffa di una forma fisica inappropriata  anche a causa di una alimentazione più dannosa che benefica. Ne citerò sostanzialmente tre.

In uno studio pubblicato l'8 marzo su Neurology, è stato evidenziato come in una coorte di anziani deceduti coloro che avevano aderito a una dieta molto simile a quella mediterranea, la cosiddetta dieta MIND (Mediterranean-DASH Intervention for Neurodegenerative Delay), e a una dieta invece mediterranea in senso stretto per quasi un decennio prima della morte, avevano una minore patologia globale correlata alla malattia di Alzheimer.

In particolare presentavano nel cervello all'autopsia una quantità significativamente inferiore di beta-amiloide, la proteina che più di tutte caratterizza il terribile morbo. Coloro che seguivano per un tempo sufficiente più da vicino queste diete avevano in pratica quasi il 40% in meno di probabilità di avere una diagnosi di Alzheimer alla morte. In un altro studio, pubblicato il 10 marzo su European Journal of Nutrition, un gruppo di ricercatori inglesi e australiani ha studiato oltre 6000 individui cognitivamente sani, di età compresa tra 40 e 73 anni, e ha scoperto che coloro che consumavano più di 550 mg di magnesio al giorno avevano un'età cerebrale di circa 1 anno più giovane di 55 anni, rispetto a una persona che consumava una normale assunzione di magnesio (circa 360 mg/giorno).

Guarda caso questa sostanza è proprio altamente contenuta negli alimenti di cui principalmente si compone la dieta mediterranea (cereali, soprattutto integrali, frutta, verdura a foglia larga, noci, mandorle, yogurt e avocado). Infine, uno studio appena pubblicato su Nature Aging ha dimostrato come possiamo rallentare il ritmo con cui invecchiamo dal 2% al 3% se riduciamo il numero di calorie che mangiamo del 25%.

Potrebbe sembrare un piccolo vantaggio per un grande taglio di calorie, ma in realtà non è così, se pensiamo che ciò comporterebbe una riduzione della mortalità a 10 anni di quasi il 15%. Diminuire l'apporto calorico, soprattutto dopo i 65 anni di età, e alimentarsi in modo sano ed equilibrato, ritornando alla cucina delle nostre nonne ed evitando il più possibile i cibi processati, forse basterebbe per riportare una fetta cospicua di popolazione a un peso più adatto ad affrontare le sfide, temo sempre più onerose per il nostro corpo, che il futuro sembra volerci riservare. È interesse di tutti - operatori sanitari, istituzioni, mass media - contribuire a fare in modo che almeno ciò accada.

*Neurologo - responsabile sezione Sanità Confindustria Benevento