Dal 26 al 28 settembre ritorna "Pizza a Vico", manifestazione gastronomica d'eccellenza che coinvolge tutti gli operatori del settore per promuovere la pizza, anzi l'arte della pizza con le sue tecniche, le sue regole, le sue tradizioni e anche i suoi segreti che fanno della città di Vico una delle "piazze" più competitive a livello nazionale di questa specialità.
La conferenza stampa di presentazione della manifestazione si è svolta nell'Abbazia di Crapolla con gli interventi del sindaco Giuseppe Aiello, Felice Casucci assessore regionale al turismo, Ciro Fiola presidente della Camera di Commercio di Napoli, Rosanna Romano della direzione generale delle politiche culturali e turismo della Regione Campania, Michele Cuomo presidente dell'Associazione "Pizza a Vico", Vincenzo Peretti professore del Dipartimento di Medicina Veterinaria e Produzione Animali dell'Università Federico II di Napoli, Aniello Savarese presieente Its Bacy, Salvador Tufano Preside dell'IPSAR "F. De Gennaro" di Vico Equense.
Al centro della discussione moderata da Francesco Aiello giornlista della Guida ai Ristoranti de L'Espresso, uno dei temi più intriganti del dibattito che gli esperti dedicano al mondo della pizza e cioè la differenza della pizza di Vico rispetto a quella "napoletana". Specificità tecniche a parte, quali idratazione degli impasti, forme e temperatura dei forni, tempi di cottura, a caratterizzare la pizza di Vico sono la sua forma e dimensione, ideate per “obbligare” il consumo condiviso.
Non è un caso, dunque, che qui la pizza si fa e si vende “a metro”. Inoltre, pur nascendo come preparazione semplice per soddisfare rapidamente le esigenze alimentari, acquisisce una valenza sociale allorché per mangiarla bisogna essere in tanti.