Una storia che va verso il lieto fine quella del pulcino di gabbiano ferito e recuperato nei pressi della Basilica di San Michele Arcangelo da una ragazza. Grazie all'intervento del WWF Terre del Tirreno il pullus veniva trasferito al centro di recupero animali selvatici Il Frullone di Napoli dove gli sono state prestate le cure che hanno permesso al piccolo volatile di riprendersi.
Abbiamo chiesto a Claudio d'Esposito, presidente del WWF, di raccontarci quanto accaduto: "Dopo la solita trafila di telefonate, il giovane gabbiano, apparentemente con un problema ad un’ala, era stato consegnato ad un'altra signora che a sua volta aveva contattato i volontari del WWF che erano però tutti impegnati all’Oasi in città di Sant’Agnello per le Giornate nazionali delle Oasi. Era stato anche trovato un volontario disposto a trasportarlo al Frullone, salvo poi informarsi sul rischio aviaria e, per prudenza, rifiutare il trasporto. A questo punto il piccolo era stato nuovamente riposto ai lati del sagrato della chiesa abbandonandolo al suo destino!
A distanza di 48 ore veniva quindi contattato nuovamente il WWF. Quando con i nostri attivisti ci siamo recati sul piazzale della chiesa, abbiamo subito notato il piccolo in una cassetta della frutta che giaceva tra stracci, escrementi, crocchette e formiche. Abbiamo fatto appena in tempo a prelevare il “fagotto” che un gatto attratto dagli odori già si avvicinava incuriosito.
Il pullus, abbandonato nella cassetta per un’intera giornata, era affamato e disidratato per cui abbiamo provveduto a dissetarlo e alimentarlo con pezzetti di carne. Da una prima visita le ali si presentavano in buono stato, ma appariva evidente una frattura alla zampa destra che rendeva impossibile al giovane gabbiano reggersi in piedi e camminare. Dopo il consueto giro di telefonate, tramite l’ASL veterinaria di Piano di Sorrento, abbiamo organizzato un recupero/staffetta con la Polizia Metropolitana di Pompei che lo ha trasportato al CRAS il Frullone di Napoli per le cure, nella speranza di restituirlo alla libertà”.
Il caso del pullus di gabbiano riporta alla cronaca la problematica dell’organizzazione e gestione del recupero di fauna selvatica in difficoltà in Penisola Sorrentina. Grazie ad una cresciuta sensibilità sempre più persone contattano il WWF per il rinvenimento di uccelli e animali non sapendo come comportarsi nè come fare per recapitarli ad un centro specializzato.
Va ricordato che il compito di recuperare tali animali spetta ai veterinari dell’ASL di zona, che devono a loro volta essere allertati dalle Forze dell’Ordine (vigili, carabinieri, ecc.). Una volta prelevato l’animale è compito dell’ufficio veterinario contattare la Polizia Metropolitana di Napoli per il trasporto al Frullone di Napoli, l’unico centro di recupero animali selvatici in Regione Campania.
Ma raccogliere un piccolo di uccello può non essere sempre utile per la sua salute. "Spesso si ignora che sottrarre un giovane animale, talvolta solo apparentemente in pericolo o abbandonato, alle cure dei genitori nella delicata fase dell’apprendimento è la cosa peggiore che si possa fare in Natura, anche se il nostro istinto, in buona fede, ci porta quasi sempre a farlo - spiega il presidente del WWF - E’ facile, per lo più in questo periodo, di imbattersi in cuccioli di animali, soprattutto uccelli, nidiacei in primavera o sub-adulti in estate.
Il fatto che il più delle volte essi rimangano immobili mentre li osserviamo o si facciano prendere con facilità, non vuol dire necessariamente che hanno bisogno del nostro aiuto. Se stanno immobili è perchè l’unica arma di difesa efficace che hanno è quella di non farsi notare e mimetizzarsi. Accade infatti che i piccoli, appena cominciano a sviluppare le prime penne sulle ali, abbandonino il nido, che non è più un posto sicuro, senza però essere ancora provetti volatori. Fuori il mondo è pieno di insidie ed avversità. Ma è proprio questa la fase più delicata per la loro sopravvivenza futura! Raccogliere un giovane nidiaceo in questa fase potrebbe significare strapparlo alle cure dei genitori che invece li accompagneranno volata dopo volata verso l’autonomia.
I nidiacei portati via e cresciuti in cattività avranno poi difficoltà a sopravvivere in natura se liberati. Inoltre potrebbero sviluppare il fenomeno dell’imprinting nei confronti dell’umano, pregiudicandone così il futuro .Quindi il suggerimento che diamo, se ci si imbatte in un giovane animale, è di osservarlo attentamente e, se non presenta ferite, fratture o comportamenti anomali, di lasciarlo dov’è (ad eccezione dei giovani rondoni che una volta caduti non riescono a riprendere il volo, dei piccoli di pipistrello e ad altri casi) limitandoci a spostarlo dalla strada, adagiandolo in un luogo più tranquillo nei paraggi e contattando il WWF per ulteriori consigli".