L’altra pandemia, quella sociale

Soumahoro alla Whirlpool. Dal tavoliere a via Argine per ripartire dal Lavoro

l altra pandemia quella sociale
Napoli.  

C’è un’altra pandemia che sta divorando la nostra società” ha detto Aboubakar Soumahoro, il sindacalista che ha ridato vita e voce alla Lega dei Braccianti a Foggia, in visita ieri ai lavoratori e alla lavoratrici in lotta della Whirlpool di via Argine.
E basta fare un giro tra i lavoratori in presidio per capire che esiste una pandemia sociale che attraversa il nostro Paese; una pandemia che ha origini profonde, che ha mostrato i suoi sintomi e la sua virulenza ben prima del Covid-19, per la quale esiste già un vaccino che però non fa comodo a tutti. 

C’è una pandemia nel mondo del lavoro fatta di diritti cancellati, di rapporti di forza di un mercato del lavoro dove il capitale con i suoi interessi ha schiacciato il lavoro trasformando un’ideologia economica, che svuota di dignità il ruolo di lavoratori e lavoratrici, in una evoluzione naturale da accettare come inesorabile.

C’è una pandemia che lascia segni e cicatrici profonde sui territori più fragili. Una delle ferite, forse la più vistosa e profonda, è quella della Whirlpool di via Argine, lo stabilimento che la multinazionale americana ha deciso di chiudere senza fornire spiegazioni, con una X rossa su una mappa. Una fabbrica che per decenni ha rappresentato un presidio di civiltà, di democrazia e di umanità in un territorio, quello di Napoli Est, che ormai rappresenta un cimitero industriale. 

Nelle piaghe di queste ferite, dove si lotta e ci si confronta, nasce la cura alla malattia e la vertenza di queste persone in lotta da più di 18 mesi è diventata un collante per le battaglie del lavoro. 

Proprio in quest’ottica va letta la visita di Aboubakar Soumahoro allo stabilimento, una visita che ha il sapore di un fronte unito che vuole ristabilire una dignità del lavoro e riaffermare che le persone, i diritti e la tranquillità vengono prima di ogni altra regola economica. 

Ripartire dal Lavoro come sancisce l’articolo 1 della nostra costituzione - è questa l’idea sulla quale ricostruire il fronte delle lotte secondo Soumahoro - E quindi partendo dai bisogni, dalle sofferenza e dalle preoccupazioni come nel caso della Whirlpool e di altre aziende ma anche di tanti lavoratori autonomi con partita iva. Bisogna ridare dignità al lavoro, vale a dire la centralità del lavoro, dei diritti delle persone sia dei lavoratori dipendenti che dei lavoratori autonomi. C’è un esercito di partite iva che in questo momento drammatico vedono la propria condizione deteriorarsi. Per non parlare di chi un contratto non l’ha mai avuto pura avendo sempre lavorato. Basta con le ipocrisie, bisogna ripartire dalla dignità del lavoro, perché c’è un’altra pandemia che sta divorando la nostra società. Per questo sono qui oggi con gli amici e le amiche della Whirlpool va nella direzione di una solidarietà attiva per rispondere ad una preoccupazione in un territorio particolare, centrale, che ha una storia e questa storia non può che essere dignitosamente rispettata”. 

Parlando con i lavoratori in presidio che gli raccontano la situazione che vivono quotidianamente con un gioiellino tecnologico come la loro fabbrica fermo per questioni che ancora non si spiegano, Soumahoro propone di “sfidare il governo. Invitiamoli a tenere qui una riunione del Consiglio dei Ministri con al centro il tema del Lavoro”. 

Un’idea interessante che potrebbe ridare valore anche ad una politica istituzionale che manca dai luoghi del lavoro da troppo tempo. 

In quello che accade a via Argine c’è tutta la carica delle lotte del lavoro. Quelle di Silvestro Fiore, il primo a mettere insieme i braccianti del tavoliere, che nel 1905 a Foggia organizzò uno sciopero enorme unendo i ferrovieri, i braccianti, i mugnai, dei terrazzani, gli ultimi e facendo scricchiolare per la prima volta il potere incontrollato dei latifondisti.
C’è la carica di Giuseppe Di Vittorio e la sua capacità unire i lavoratori perché dividerli, come diceva lui, significa “scoraggiare i lavoratori onde sottoporli ad uno sfruttamento sempre più inteso e conseguire maggiori profitti”. 
C’è la forza delle battaglie del popolo di Seattle  contro l’ideologia neoliberista che ha cancellato i diritti di intere generazioni.

In quello che accade a via Argine c’è il Paese migliore, quello che mostra come si difende la dignità di tutti; quello che nell’orgoglio, nella fierezza e nella commozione dei racconti di chi ha lavorato in quello stabilimento per 40 anni, dimostra il senso e il valore che il lavoro ha nella vita di ognuno di noi.