In questo Primo Maggio festeggiare il lavoro è difficile. Mentre la maggior parte del mondo è chiusa in casa per sfuggire al contagio, ci sono dei lavoratori che, facendo il loro dovere, stanno tenendo in piedi l’umanità. In prima linea c’è il personale sanitario. Donne e uomini che con la loro normalità si confrontano ogni giorno con il Covid, superando le paure e rischiando in prima persone anche i loro affetti.
In questi mesi di caos il mondo ha scoperto, proprio in questi lavoratori, gli eroi anonimi e silenziosi della pandemia. Eppure sono tante le storie nelle quali il loro lavoro viene vanificato, le loro vite sacrificate, i loro sforzi infangati.
In questo Primo Maggio straordinario abbiamo intervistato Teresa Vetro, giovane infermiera di 25 anni che lavora nel reparto Covid pediatrico di Napoli. Teresa ieri ha trovato nella sua buca della posta una lettera rivoltante che l’ha ferita, nella quale c’era scritto “grazie per aver portato il Covid nel nostro palazzo”.
Teresa è una ragazza forte e decisa, eppure non riesce a crederci “è stato un gesto di pura cattiveria. Ho appeso quel foglio in cucina e ogni volta che entro mi dico: possibile che sia successa a me una cosa del genere?”
“Non riesco ad esprimere bene quello che ho provato perché è un misto di emozioni - ci ha detto Teresa - Lì per lì ho pensato che fosse uno scherzo, poi ho trovato la stessa lettera in ascensore e ho capito che non era uno scherzo. Ho provato un vuoto, un vuoto dentro. Sono crollate le certezze che avevo. Io sono nata e cresciuta qui e la mia famiglia è molto benvoluta da tutto il condominio e non mi aspettavo un gesto del genere. Non riesco neanche ad immaginare chi possa essere stato. Sicuramente qualcuno con poca intelligenza. Io non posso aver contagiato nessuno. Ogni settimana mi sottopongo al tampone ed è sempre risultato negativo. Al lavoro ho a disposizione tutti i dispositivi di protezione, è più probabile contagiarsi andando a fare la spesa che lavorando nel mio reparto”.
Teresa Vetro è una ragazza appassionata e modesta che ci tiene a precisare “io non sono un’eroina, mi sento semplicemente una ragazza di 25 anni, che da 3 mesi lavora nel reparto Covid pediatrico di Napoli. Il mio lavoro l’ho scelto, ho studiato e ho lottato per vincere il mio primo concorso. Non permetterò ad un gesto simile di cambiare il mio approccio con la mia professione. Io sono sempre stata a disposizione per tutti, da misurare la pressione a fare le intramuscolo, anche quando stavo riposando, dopo aver smontato dal turno di notte, non ho mai detto di no, sono sempre andata a dare una mano a chi me lo chiedeva. Non rinnegherò mai il mio lavoro. Non so se scoprirò mai chi sia stato a scrivere quella lettera, ma anche se lo scoprissi e mi chiedesse aiuto non glielo negherei. Fa parte della deontologia del mio mestiere, non posso tirarmi indietro e non voglio tirarmi indietro. Ho anche provato a giustificare il gesto. Forse sono spaventati, ho pensato, ma non riesco a darmi una spiegazione a tutto questo”.
Ci tiene Teresa a spiegare che è dispiaciuta se sta “passando una brutta immagine di Torre del Greco, voglio dire che da ieri pomeriggio mi sono arrivate tantissimo telefonate dai miei concittadini e dagli altri condomini che mi hanno espresso la loro vicinanza. Ho pubblicato quella foto non per criticare la mia città, ma per semplice sfogo personale. Ho letto altre storie simili alla mia accadute in Lombardia o in Sicilia, è successo un po’ ovunque in Italia. Messaggi contro il personale sanitaria che sta mettendo in pericolo la propria vita per salvare gli altri. I dati ufficiali ci raccontano quanto personale sanitario è stato contagiato e quanti abbiano perso anche la vita. Credo che la paura abbia fatto brutti scherzi e non solo a Torre del Greco. Non voglio che questo gesto venga letto come un problema della nostra città. Sto sentendo il calore e la vicinanza dei miei concittadini. Io non smetterò mai di porgere la mia guancia e il mio aiuto a tutti”.
Sul suo lavoro Teresa ha parole che lasciano capire quanto siano fondamentali persone come lei in questa fase. “I bambini - dice la giovane infermiera - non stanno male come gli adulti, ma hanno le loro sofferenze a stare chiusi in isolamento in una stanza. Vedere il sorriso di una bambina quando torna a casa e dice grazie a tutti, mi rincuora tantissimo. La mia paura è stata quella di portare il contagio a casa, con mia madre che è un soggetto a rischio. All’inizio ho provato a cercare una stanza in affitto a Napoli ma mi è stata negata perché gli altri inquilini avevano paura di me. Quindi ho accettato tutti i rischi e tutte le paure che sono parte del mio mestiere. Per questo trovare questo messaggio mi ha ferito tantissimo. Io non cambierò mai né il mio approccio al lavoro, né il rapporto che ho con tutto il condominio e con la mia città perché ho la coscienza pulita. Voglio rassicurare tutti che il mio lavoro non mi espone a nessun rischio. Sono una cittadina normale e forse sono più a rischio quelli che vanno a fare la spesa che chi lavora come me in un reparto Covid”.
Stamattina nell’ascensore Teresa ha trovato un altro messaggio questa volta di quelli che scaldano il cuore e ridanno fiducia. Su una foto di un reparto Covid pediatrico campeggia una scritta “State facendo un grande lavoro, tutti insieme e per questo meritate il rispetto ed il sostegno di tutti. Buon primo maggio grandi EROI”.